UDINE – Nel Friuli Venezia Giulia dove il centrodestra a trazione leghista fa man bassa di consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali, l’ultima trincea è il comune di Udine, il capoluogo che, assieme a pochissimi altri centri urbani, non è stato sommerso a inizio marzo dall’ondata verde-azzurra a cui andava aggiunta la marea crescente pentastellata. In quella occasione il Pd aveva mantenuto un esile vantaggio, come voti di lista (22,82 percento), superando il Movimento 5 stelle (21,82 percento) e la Lega (20,45 percento). Nella geografia friulana le macchie rosse si contavano in una mano, mentre la Lega aveva vinto in 150 Comuni e il M5s in più di una cinquantina (tra cui Trieste, Gorizia e Pordenone).
Non a caso, nonostante l’irresistibile ascesa e l’effetto traino di Fedriga, a Udine la partita è ancora aperta per il centrosinistra. Dopo lo spoglio delle regionali, quando è cominciato quello dei sindaci, Udine è diventata la città dell’attesa: in caso di vittoria la coalizione guidata dal Pd potrebbe continuare a mantenere la sua bandierina sul municipio. Ma in una città dove la tradizione le è favorevole c’è poco da esultare. Furio Honsell è uscito di scena dopo dieci anni di governo e quindi, da un punto di vista teorico, il centrosinistra partiva con un vantaggio. Ma si è subito capito che la partita si è fatta durissima. Vincenzo Martines, uomo della Quercia che ha costruito una coalizione civica ispirata ai tempi dell’Ulivo ed è portatrice della visione di una sinistra aperta, ce la fa ad arrivare al ballottaggio, ma in perenne rincorsa. Pietro Fontanini, il candidato del centrodestra, è un leghista da sempre, presidente uscente della Provincia a cui ha cercato fino all’ultimo di imprimere il sigillo del proprio partito, anche quando l’ente era ormai svuotato di competenze.
Su quasi centomila residenti, di cui 13 mila stranieri, Udine è un punto strategico, elettoralmente parlando, per il Pd. Non è bastata l’eredità di Honsell, anche se il ballottaggio, con i tempi che corrono, è già una conquista. Alle urne sono andati in 46mila udinesi, su un totale di 80mila elettori, pari al 57,2 percento, oltre la media regionale. I dati parlano chiaro: al testa a testa finale al primo posto – con il 41,5 per cento – va Fontanini che è a capo di una coalizione classica di centrodestra: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Martines, invece, viaggia sul 35,9 per cento. Un distacco di circa 4 punti che non appare irrecuperabile. Testa a testa tra Lega e Pd per la supremazia di lista. Delusione per Pompea Maria Rosaria Capozzi dei 5 stelle che si ferma al’8,5 percento, mentre il 4 marzo il Movimento in città aveva catturato un quinto dei consensi. Un vero crollo.
Per avere un’idea del successo del centrodestra basta passare ai comuni minori, dove la coalizione ha potuto permettersi di andare in ordine sparso a seconda degli umori locali. A Fiume Veneto vince Jessica Dal Canton (41.6 per cento, Lega e Forza Italia unite, mentre la candidata di Fratelli d’Italia correva con un’altra lista). A Fogliano Redipuglia trionfa Cristiana Pisano (57,5 percento), in una lista civico-leghista. A San Daniele del Friuli vince Pietro Valent (39,7 percento) con l’accoppiata Lega-Fratelli d’Italia. A Sacile il forzista Carlo Spagnol va al ballottaggio con il 44,5 percento contro Alberto Gottardo che prende il 35 percento sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Popolo della Famiglia, mentre il Pd si ferma al 14,3 per cento. A Spilimbergo il sindaco è Enrico Sarcinelli che raccoglie Forza Italia e Fratelli d’Italia con il 38,6 per cento, mentre la Lega è all’opposizione con il 31 percento. Muta l’ordine dei fattori, ma il risultato finale non cambia.