La recente sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di Associazioni e Comitati contro il Decreto Sblocca Italia, rimandando la decisione alla Corte di giustizia europea, è motivo di grande soddisfazione per tutti coloro che da decenni si battono nel nostro Paese per una corretta gestione dei rifiuti e sarà oggetto di una conferenza stampa il 4 maggio ore 11 davanti all’obelisco di Montecitorio con parola d’ordine #sbloccaitaliagameover, ovvero “sblocca italia fine del gioco”.
La sentenza è già stata oggetto di interesse, ma merita di essere ulteriormente approfondita perché riconosce la fondatezza di chi si oppone all’incenerimento dei rifiuti, pratica incrementata fino all’inverosimile dal famigerato Sblocca Italia, ma al penultimo posto (subito prima del conferimento in discarica) nella gerarchia di trattamento dei rifiuti.
Le direttive dell’Ue per una corretta attuazione di trattamento dei rifiuti prevedono infatti in ordine prioritario: riduzione –riutilizzo–recupero e, solo in ultimo, incenerimento con recupero di energia e conferimento in discarica; esse sono inoltre molto chiare nel ribadire la priorità del recupero di materia rispetto al recupero di energia. Al momento tuttavia – nonostante siano chiamati “termovalorizzatori” – la stragrande maggioranza dei 40 impianti di incenerimento esistenti è autorizzata solo come smaltimento (D10) senza alcun recupero di energia (R1).
Ricordiamo che lo Sblocca Italia– oltre a prevedere la costruzione di nuovi impianti – ha permesso che venissero superati i vincoli territoriali per cui i rifiuti possono viaggiare in lungo e in largo per la penisola e ha stabilito che gli inceneritori bruciassero al massimo della loro potenzialità. Addirittura si scrive che questi impianti – che rientrano fra le industrie insalubri di 1° classe (art.216 RD 1265/34 DM 5.9 /1994) – “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. Ogni commento è superfluo.
Probabilmente con lo Sblocca Italia si è toccato il fondo dei tanti disastri che in campo ambientale ha fatto il governo Renzi. Come Medici per l’Ambiente immediatamente denunciammo la gravità della cosa e fummo in prima fila nella manifestazione nazionale davanti a Montecitorio il 9 settembre 2015; anche per questo l’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) ha creduto fin dall’inizio nell’azione giudiziaria per la sua cancellazione contribuendo con un proprio “parere pro veritate” in cui sono state valutate le emissioni aggiuntive di alcuni inquinanti (ossidi di azoto, diossine e furani, mercurio) che si sarebbero registrate proprio “grazie” allo Sblocca Italia. Crediamo che non ci sia bisogno di peggiorare ulteriormente l’ambiente in cui viviamo e tanto meno che servano altre evidenze epidemiologiche – che pure anche di recente si sono aggiunte – per capire che di impianti assurdi e nocivi quali gli inceneritori non ne vogliamo più sapere.