Possiamo dirlo: stiamo vincendo una battaglia di civiltà in questo Paese, anche se siamo solo all’inizio. Parlo del riconoscimento sempre più ampio delle famiglie arcobaleno, dei diritti di bimbi e bimbe e dei loro genitori, così come accaduto a Torino, a Gabicce, a Roma e a Catania. E come accadrà – a quanto si apprende – anche in dieci comuni del Piemonte. Una vera e propria “primavera arcobaleno”, come l’ha definita il coordinamento Torino pride: tramite la scelta delle amministrazioni comunali, infatti, sarà possibile per le coppie dello stesso sesso registrare i propri figli ricorrere ad avvocati o tribunali.
Certo, la strada per il pieno riconoscimento di una legge che garantisca le coppie di padri e di madri è ancora lunga da percorrere, ma queste decisioni creano una nuova cultura dei diritti che è destinata a trasformarsi in nuova civiltà giuridica. L’avvocato Michele Giarratano, dell’associazione Gaylex, ha già spiegato perché la decisione di Torino da parte della sindaca Chiara Appendino rientra pienamente nella legislazione vigente: la legge 40 – sì, proprio quella – obbliga le coppie che ricorrono alla Pma di riconoscere il bambino concepito. Se fai un figlio con procreazione assistita, in pratica, hai il dovere di riconoscerlo. Sempre l’attuale quadro normativo non impedisce alle coppie omosessuali di poter avere figli all’estero, Gpa inclusa.
La possibilità di registrare la prole nata in Italia – come nel caso di Chiara Foglietta e Micaela Ghisleni, nel capoluogo piemontese – o di registrare i certificati di nascita di bambini nati all’estero risolve una serie di difficoltà per le famiglie arcobaleno: adesso quei bambini hanno il diritto di poter andare in vacanza o di poter prendere un aereo con il genitore sociale senza deleghe o di poter essere accompagnati e prelevati da scuola senza intermediazioni. Famiglie a pieno titolo, senza osteggiamenti burocratici. Gli stessi che, come spesso accade, sono tenuti in piedi per questioni di omofobia politica. Pazienza se poi a farne le spese è il supremo interesse del/la minore.
Certo, la strada è – come si accennava – ancora in salita, soprattutto nel quadro politico attuale che vede forze omofobe, populiste e che ammiccano a organizzazioni fasciste stravincere le elezioni. Un faro nella nebbia, verrebbe da dire. E vigilanza massima, occorre aggiungere. Perché i diritti non sono dati una volta per tutti e bisogna fare di tutto per tutelarli. La recente storia sull’abrogazione dell’articolo 18 con il jobs act e il depotenziamento della legge sull’aborto – per fare due esempi a largo spettro – dovrebbero averci insegnato molto, a riguardo.
E poi c’è anche il fuoco “amico”: alludo alle reazioni scomposte prodotte da un certo femminismo, quello che non sopporta i padri gay e l’omogenitorialità in generale. A tastarne gli umori, sui social network, c’è chi auspica di procedere per via legale contro queste famiglie e le amministrazioni che le riconoscono. Pazienza se poi gli argomenti messi in campo sono gli stessi di associazioni e personaggi omofobi. Il tutto con i like da parte di sodali e militanti di organizzazioni omofobiche e fasciste.
Fa infine sinceramente sorridere che, sempre da quel mondo, arrivino vere e proprie mistificazioni su presunti e non meglio identificati reati di “falso in atto pubblico”. La registrazione di certificati che prevedono o due padri o due madri non è una forzatura giuridica, nell’ambito della legge italiana. Il giudice Marco Gattuso lo specifica in un approfondimento di Articolo 29, a cui si rimanda.
Poi, chiunque è libero di superare il limite del senso del ridicolo: ne risponderà di fronte alla propria coscienza e alle dovute sedi. Quelle della logica, in primis. Nell’attesa che si proceda a suon di avvocati, contro i figli dei padri gay e delle madri lesbiche, qualcuno/a di buona volontà faccia notare – come si diceva in apertura – che questa battaglia noi la stiamo vincendo, pian piano. E che quella subcultura che trae le sue ragioni dall’odio tra uomini e donne è morta, sostituito da un nuova alleanza di persone libere che si sostengono vicendevolmente. Il resto è mistificazione.