Game over per Cambridge Analytica. La società, che ha lavorato per il presidente Donald Trump durante la campagna elettorale del 2016 e finita nella bufera per il furto di oltre 80 milioni di profili di elettori americani da Facebook, cessa immediatamente tutte le operazioni. “Negli ultimi mesi Cambridge Analytica è stata oggetto di numerose accuse infondate e, nonostante gli sforzi della società di correggere le informazioni, è stata denigrata per attività che – si legge in una nota – non solo sono legali ma sono ampiamente accettate come componente base della pubblicità online sia in campo politico che commerciale”. La società ha avviato le procedure di insolvenza in Gran Bretagna. Finisce così lo scandalo che stava per affondare la creatura di Mark Zuckerberg. Che anzi pensa a rilanciarsi con un “Dating”, una sezione del social dedicata a far incontrare i cuori solitari.
Cambridge Analytica, nata nel 2013, come una propaggine del Scl Group, ha reso noto anche di aver avviato le procedure per dichiarare bancarotta negli Stati Uniti. “Nonostante la salda fiducia di Cambridge Analytica nel fatto che i suoi dipendenti abbiano agito in modo etico e legale – conclude – l’assedio dei media ha fatto fuggire praticamente tutti i nostri clienti e fornitori. Come risultato è stato deciso che non è più possibile continuare a gestire il nostro business”.
Lo scorso marzo era stato sospeso il ceo di Cambridge Analytica, Alexander Nix, dopo che Channel 4 aveva mandato in onda una registrazione segreta in cui si vantava di aver fatto vincere le elezioni a Donald Trump. “Abbiamo fatto tutte le ricerche, tutta la raccolta dati, le analisi e il targeting – disse pensando di parlare ad un potenziale cliente e non ad un giornalista dell’emittente britannica – abbiamo gestito la campagna digitale, quella televisiva e tutti i dati usati per la strategia”. Nix era stato catturato dalle telecamere mentre si lasciava andare a commenti sulle tattiche seguite in campagna elettorale per far vincere i clienti della società, in qualunque parte del mondo essi si trovassero: tattiche che includevano prostitute, ex spie, mazzette e fake news. E del miliardario diventato inquilino della Casa Binaca aveva detto: “L’ho incontrato tante volte. Lo abbiamo fatto vincere noi” vantandosi del ‘lavoro sporco’ fatto dalla sua società per aiutare il tycoon a trionfare nelle urne delle presidenziali americane.
Zuckerberg invece, messo sul banco degli imputati, si era preso tutta la responsabilità facendo mea culpa e dicendosi sicuro che si voglia ancora sfruttare la piattaforma da lui creata per influenzare le elezioni. Riferendosi al voto di midterm in programma a novembre, il fondatore del social network aveva detto: “Sono certo che c’è una seconda edizione di tutto quello che è stato lo sforzo della Russia nel 2016, ci stanno lavorando”. “Ci sono nuove tattiche che dobbiamo essere sicuri di individuare e fronteggiare”, aveva spiegato nel corso di una intervista alla Cnn rilasciata poche ore dopo un lungo post con il quale aveva tentato di arginare il caso di Cambridge Analytica, che per diversi giorni ha affondato il titolo del più popolare social network in Borsa e ha fatto partire la prima class action negli Usa.