“Cinquemila euro di stipendio, poi indennità varie. In tutto fanno 13 mila euro al mese. Non è male”. Il deputato che parlando col Corriere fa il conto del suo primo stipendio da parlamentare è Catello Vitiello, che ha aderito al gruppo Misto dopo essere stato eletto per i 5 Stelle nel collegio uninominale di Campania 3. Ma a febbraio, a liste fatte, Il Mattino aveva scoperto che Vitiello era “oratore” della loggia napoletana Sfinge, aderente al Grande Oriente d’Italia. Si trattava di un massone “in sonno”, cioè che non partecipa ai lavori della sua loggia. E visto che per il Movimento i massoni non possono candidarsi, Vitiello – che si era rifiutato di firmare il modulo con l’impegno a dimettersi in caso di elezione – era stato espulso. Ma le liste erano già fatte e l’avvocato è stato eletto a Castellammare di Stabia col 46,58% dei voti. E ora arriva la prima busta paga da parlamentare, come spiega lui stesso al quotidiano di Via Solferino.
Pur ricordando di non essere “un politico di professione, faccio il pendolare di lusso tra Roma e Napoli dove ho il mio studio e quella è la poltrona a cui tengo di più”, Vitiello ammette: “Diciamo che il mio lavoro mi gratifica, ma anche quello da parlamentare è un signor stipendio e chi dice il contrario è in malafede”. La giornalista del Corriere gli fa presente che quei 13mila euro che lui prende al mese un italiano non li vede nemmeno in un anno. “Non è male infatti – commenta il parlamentare -. Ma io le confesso che per me quel che va ridotto sono altri numeri della politica“. Che non hanno nulla a che fare con gli stipendi. Da tagliare per Vitiello è piuttosto “il numero di deputati e senatori” perché “è veramente eccessivo per un Paese come l’Italia”. Il deputato non pensa, quindi, che gli italiani spendano troppo per mantenere i parlamentari, visto che “il cittadino deve mantenere il parlamentare per il lavoro che fa nel suo mandato”. Oltre al numero degli eletti, poi, per lui si aggiunge un altro problema: cioè quando “si esagera. Il teatro, il cinema e lo stadio adesso ce li dobbiamo pagare”. Giusto? Sì. “Sono privilegi – aggiunge – che non avevano senso”.
Ma in una nota diffusa nel pomeriggio, Catiello smentisce di avere dichiarato “di essere contrario al taglio delle indennità, semplicemente perché non lo penso. Penso, al contrario, che tutto ciò che va in direzione di una lotta agli sprechi sia condivisibile e auspicabile. E’ questa la mia posizione, espressa sin dal momento in cui ho scelto di candidarmi”. Poi aggiunge: “Ritengo, e lo ribadisco con forza ancora una volta sperando debba essere l’ultima, che il governo che si occuperà delle sorti del Paese debba partire proprio da una razionalizzazione e una riduzione dei costi della politica: che si tratti di indennità, di benefici o di privilegi. Sfido chiunque a sostenere che io abbia mai detto il contrario. Chi si riferisce, invece, all’intervista pubblicata da un noto quotidiano, deve sapere che né il titolo né il contenuto riflettono il mio pensiero”. E, infine, aggiunge di avere chiesto una rettifica al Corriere, “prima di procedere alla tutela della mia immagine e della mia onorabilità attraverso le vie legali”.