Manca poco più di un mese alle prossime elezioni amministrative, eppure a Sorico, un paese di 1200 abitanti che si affaccia sull’estremità nord del lago di Como, si fa un’enorme fatica a formare una lista. Da una parte c’è il sindaco uscente, Ivan Tamola, disposto a candidarsi per un nuovo mandato, che però non riesce a trovare un numero sufficiente di persone da inserire in consiglio comunale o in un’ipotetica giunta. Dall’altra c’è Ivano Polledrotti, primo cittadino dal 2001 al 2011 ed ex assessore in Provincia, che sta lavorando dietro le quinte per creare un gruppo di amministratori ma che non riesce a individuare un candidato sindaco. “Hanno tutti paura. E chi all’inizio dà una tiepida disponibilità, poi ci ripensa” ammette. “Il motivo è che gli ultimi tre sindaci hanno subito un attentato”. Nel 2009 allo stesso Polledrotti venne bruciata l’auto sotto casa. Nel 2012 fu la volta di Alessio Copes, a cui venne incendiata l’officina (per un danno di centinaia di migliaia di euro), e che subito dopo diede le dimissioni. Nel 2016, infine, toccò a Tamola: “Diedero fuoco alla mia auto – racconta – che era parcheggiata sotto la mia abitazione e quella dei miei genitori”. I tre sindaci hanno denunciato gli episodi alle forze dell’ordine, ma le indagini non hanno portato a nulla. “Nel corso dei cinque anni da sindaco, ho fatto più di 30 denunce – continua Tamola – frasi ingiuriose contro gli amministratori, pneumatici bucati e furti ai danni del vicesindaco, i vetri del bus dei bambini spaccati in pieno giorno. Per non parlare dei cinque-sei incendi di origine dolosa che si verificano ogni anno vicino alle case. Di chi è la responsabilità? Mi sono fatto diverse ipotesi: dal singolo criminale, magari danneggiato dai provvedimenti presi dall’amministrazione, a forme più organizzate di criminalità”. “Lo Stato ci ha abbandonati, voglio che sia chiaro”, attacca Copes, che però non intende rilasciare un’intervista. “Una parte di cittadinanza è stanca delle nostre denunce, perché sostiene che mettiamo in cattiva luce Sorico – conclude, ironico, Polledrotti – Qui deve andare tutto bene, per forza. Siamo sul lago di Como, il lago di George Clooney”.
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