Tesla continua, senza sosta, a bruciare denaro. Non è una novità, visti i trascorsi, ma ora c’è da aggiungere che nel primo trimestre 2018 il colosso californiano (dai piedi d’argilla?) che produce auto elettriche ha perso 709,6 milioni di dollari (4,19 dollari per azione).

Ci si aspettava di peggio comunque. E tutto sommato il fatturato è salito a 3,41 miliardi di dollari, rispetto ai 2,70 del 2017 e meglio dei 3,28 previsti dagli analisti. Ma c’è poco da cantare vittoria. Il Divino Elon ci ha messo del suo per indispettire gli analisti stessi, non rispondendo alle loro domande sulle necessità di finanziamento dell’azienda ma dedicando le sue attenzioni ad un giovane seguace Youtuber, il venticinquenne Gali Russel, proprietario di 54 azioni. E accusando i soliti giornalisti di aver scritto menzogne riguardo al sistema di guida assistita Autopilot. Bontà sua.

Alla fine della fiera, il titolo ieri ha perso il 5% nelle contrattazioni afterhours. E mentre scriviamo sta perdendo tra il 7 e l’8%. E vabbè, si sa che Musk è uno a cui piace avere comportamenti fuori dagli schemi. Il problema è che quando sei di fronte, da tempo ormai, a perdite record, forse non è più il caso di farlo. O quantomeno dovresti evitare di consigliare agli investitori di non puntare sulle tue azioni, se non gli sta bene che siano troppo volatili.

Anche perché le questioni sul tavolo sono diverse, e serie. Su tutte l’auto che doveva essere quella della svolta, ma che invece si sta rivelando un calvario: la Model 3, berlina destinata al mass market e dunque ai volumi la cui produzione ancora stenta a decollare.

Prima della chiusura di 10 giorni in aprile, per “razionalizzare” le catene di montaggio, era di 2.700 pezzi a settimana. Poco più della metà rispetto al target dichiarato e ribadito nelle ultime dichiarazioni di Musk. Per arrivare a regime di tempo ce ne vuole ancora parecchio: nel secondo trimestre i ritmi produttivi dovrebbero mantenersi inalterati, per poi accelerare nella seconda metà dell’anno. Ma il condizionale è d’obbligo. Così come per la Model Y, crossover che sfrutta la stessa piattaforma della Model 3, la cui produzione dovrebbe iniziare non prima di due anni. Tempo che, se continua così, potrebbe non esserci.

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