Governa la città di Amatrice dal 2009. È diventato uno dei simboli della “ricostruzione” del Centro Italia dopo i terremoti del 2016 e del 2017, inciampando in un’indagine per il crollo di una palazzina e in un paio di polemiche legate a Mussolini, Ius Soli e “mamme che devono tornare a fare le mamme”. E alle ultime elezioni ha deciso di capitalizzare la sua storia politica candidandosi alla guida della regione Lazio, nonostante la coalizione di centrodestra avesse scelto il nome di Stefano Parisi al posto del suo. Ma ora Sergio Pirozzi ha deciso di lasciare il suo incarico di sindaco del territorio per dedicarsi esclusivamente alla carica di consigliere regionale, dopo aver conquistato un seggio nell’emiciclo della Pisana. “Un atto di amore verso la mia terra”, ha dichiarato. La nuova carica, en passant, gli varrà quasi 8mila euro di indennità. Ad Amatrice subentrerà il vicesindaco Filippo Palombini.
“Era il 4 maggio del 2009 (esattamente 9 anni fa) quando decisi, spinto da un gruppo di ‘amici’, a candidarmi alla carica di sindaco del ‘mio’ borgo. Abbandonai il mondo professionistico del calcio, le mie ambizioni personali, per dedicarmi alla ‘nostra’ Amatrice”, ha scritto Pirozzi in una lettera pubblicata dal Messaggero. “Oggi, a nove anni di distanza, è il mio ultimo giorno da sindaco. Come sapete, una norma legislativa vieta ad un sindaco, anche se di un ‘piccolo’ comune, di ricoprire contemporaneamente la doppia carica in Regione. Una norma, sì una norma, che seppur discutibile, la dice però lunga su qual è l’ente territoriale che incide in maniera diretta e decisiva sulla ‘vita’ dei comuni”.
È per questo che l’ormai ex sindaco di Amatrice, in passato consigliere provinciale di Alleanza nazionale, ha deciso di lasciare il suo incarico. “La Regione decide in toto tempi, modi, finanziamenti del post-terremoto”, si legge nella lettera. Ora in qualità di consigliere regionale “andrò innanzitutto a segnalare i disagi ancora vivi del terremoto e cercherò di rappresentare degnamente tutti quegli amici che non ci sono più e che tante volte avevano manifestato contro la Regione Lazio per chiedere ‘pari dignità’. Il mio perciò non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra”.
Ma l’annuncio di dimissioni offre a Pirozzi anche l’occasione per “rivendicare lo straordinario lavoro svolto. Anche se alcune cose ancora oggi non si vedono, per la prima volta nella storia, purtroppo ricorrente, dei terremoti, abbiamo visto riconoscere il 100 per cento del danno subito sia ai proprietari di prima casa che di seconda casa (a L’Aquila non è stato così)”. La lettera continua con un attacco a chi negli ultimi anni si è opposto alle sue scelte: “Diventare un simbolo, senza assolutamente volerlo, è un impegno enorme, un lavoro sfiancante, ma che mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie e contemporaneamente affogare le delusioni avute per i comportamenti egoistici di una piccola parte della comunità amatriciana”. L’ultimo pensiero di Pirozzi, pronto ad assumere a pieno titolo la carica (e l’indennità) di consigliere regionale, va alla sua città: “Resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vivendola, il diritto di ‘vita’ delle terre ‘marginali e periferiche’ di tutto il Lazio e anche d’Italia”.