Due studenti sedicenni sono stati arrestati dai carabinieri a Zogno (Bergamo) con le accuse di lesioni e minacce aggravate e in concorso, nei confronti di un loro coetaneo e compagno di classe. Gli episodi di bullismo sono avvenuti tra dicembre 2016 e dicembre 2017 in una scuola superiore di Zogno. I due ragazzini sono stati arrestati sulla base di un’ordinanza emessa dal tribunale dei Minori.
Secondo i dati dell’Istat, pubblicati due settimane fae riguradanti il 2014, in Italia un ragazzo su due è vittima di un atto di bullismo. L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo piu’ critico è quello fra 11 e 13: all’inizio parolacce e insulti, seguiti dalla derisione per l’aspetto fisico e poi, in quasi quattro casi su 100, si arriva a botte, calci e pugni. Come nel caso di Zogno. Per circa un anno i due ragazzini arrestati avrebbero vessato il compagno di classe, spintonandolo e costringendolo a dare loro dei soldi. L’indagine dei carabinieri è partita dalla denuncia presentata dai genitori della vittima: sono così emersi tutti gli episodi, che il ragazzino non aveva riferito, pare, per timore. I due sedicenni sono stati collocati in una comunità per minori della zona.
Dai dati Istat emerge che poco più del 50% dei ragazzi ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Nel 9,1% dei casi gli atti di prepotenza si sono ripetuti ogni settimana; a subire ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi o violenti sono stati nel 22,5% dei casi i ragazzi fra 11 e 13 anni e nel 17,9% dei casi gli adolescenti fra 14 e 17 anni. A subire il bullismo sono più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%), mentre tra gli studenti delle superiori le vittime più numerose sono tra i liceali (19,4%), seguiti dagli studenti. Ci sono differenze anche da Nord a Sud: il fenomeno è più diffuso nelle regioni settentrionali.
Un problema che è diventato un fenomeno non sempre affrontato con le giuste misure. In Italia, in media, quasi 6 scuole su 10, il 58%, registrano almeno un episodio violento durante l’anno scolastico come riporta Skuola.net che fa riferimento ai dati riportati dai Rapporti di autovalutazione (Rav), compilati dagli istituti e pubblicati sul portale del Miur. Meno di un terzo di questi – il 31% – sfocia in azioni sanzionatorie, come la sospensione. E solo in poco più di 1 caso su 10 – 14% – si opta per azioni costruttive (lavori socialmente utili, ecc.). Più della metà delle volte, si preferisce adottare azioni interlocutorie, richiami verbali su tutte, al nord come al sud del Paese.
Prevenire il bullismo è possibile. Per farlo è necessario far crescere tra i ragazzi la “cultura della mediazione”. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza avanza alcune proposte, frutto di una serie di esperienze pilota compiute nelle scuole italiane. Si tratta dei risultati di due progetti realizzati dall’Autorità garante che hanno coinvolto oltre mille studenti italiani tra gli 11 e i 14 anni. “La mediazione va introdotta nei programmi scolastici come materia di studio – afferma la Garante Filomena Albano – Una formazione rivolta ai giovani perché possano acquisire capacità di ascolto e di mediazione e siano così coinvolti nella gestione dei conflitti a scuola. Ma anche una formazione di cui siano destinatari gli adulti affinché possano acquisire strumenti utili per la gestione della conflittualità”. In tutte le scuole, secondo l’Autorità garante, andrebbero istituiti ‘spazi di mediazione’, gestiti dagli stessi studenti, col supporto dei professori. E cosa fare con chi ha comunque violato le regole? “In analogia a quanto accade con la giustizia ordinaria, andrebbe introdotto il concetto di ‘riparazione’ – spiega la garante – Non è toglier di mezzo le sanzioni ma, al contrario, la giustizia riparativa rappresenta una loro integrazione. Riparare il danno rende infatti praticabile la prospettiva di una responsabilità ‘verso qualcuno’ e non ‘per qualcosa’”.
Altro strumento, proposto dall’Autorità garante, è la ‘scatola della mediazione’, collegata all’istituzione di uno sportello di mediazione in ciascun istituto. Si tratta di contenitore da collocare all’ingresso delle scuole che potrebbe consentire a chi ha bisogno di inserirvi il proprio nome e la classe di appartenenza per essere contattato dallo sportello. “La mediazione è un mezzo potente – conclude la Garante – perché crea lo spazio, attraverso l’ascolto, per la relazione, nel momento in cui si instaura un clima di fiducia”. E per questa via consente di agire per prevenire il bullismo.
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