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Difesa, i generali chiedono 766 milioni per un nuovo drone. Ma non vola ed è un doppione di un progetto europeo

I militari vogliono passare dal programma europeo a quello degli arabi di Piaggio Aerospace. L'aeronautica promette dispositivi utili contro discariche abusive, barconi dei migranti, terrorismo: "Sarà il google dei cieli". Ma finora neppure un velivolo è stato prodotto e il prototipo è caduto in mare aperto dopo 20 minuti. L'azienda: "Progetto competitivo con ricadute occupazionali"

Da caffettiera volante a “google dei cieli”, promettono i generali. Che chiedono oggi una cambiale da 766 milioni, 51 milioni l’anno per 15 anni. Senato, commissione speciale per l’esame degli atti urgenti del governo. Audizione del capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare Enzo Vecciarelli, del colonnello Luca De Martinis e del generale Giandomenico Taricco. Riferiscono del programma pluriennale per l’acquisto di un “velivolo militare a controllo remoto”, più prosaicamente drone, al centro di un recente giallo. L’Italia sembra tenere i piedi in due scarpe: con la sua Leonardo promuove lo sviluppo dell’Euro Male R-pas che si è visto a Berlino lo scorso 25 aprile a grandezza naturale. Il progetto europeo prevede consegne dal 2025, intanto però l’aeronautica chiede soldi per lo sviluppo di un altro drone che uscirà – se riuscirà a volare – dagli hangar della Piaggio Aerospace di Albenga, eccellenza italiana nella progettazione e manutenzione di velivoli controllata dagli arabi del fondo Mubadala. Con loro il governo ha avviato da tempo una collaborazione strategica che ora presenta il conto.

Tre mesi fa, sulla coda del governo, è piovuta la richiesta di finanziamento per quasi un miliardo di euro, sempre con Leonardo come partner tecnologico. Il ministro Padoan chiede il parere della Commissione speciale per attrezzare il relativo decreto, ma la partita solleva molti dubbi su impiego, armamento, prospettive industriali, garanzie occupazionali e costi. I vertici dell’aeronautica si sono presentati in Commissione con la sicurezza di chi è lì per voltar pagina, glissando sul fatto che sono i fautori dello sdoppiamento dei programmi per pensionare i Predator acquistato dagli Usa a suo tempo. Vecciarelli, dall’indiscussa competenza in materia, è stato incaricato nel 2013 dal ministro Roberta Pinotti di seguire i programmi di Piaggio per conto del governo.

Da sempre però, e lo ha rimarcato anche ieri al motto di “Io in persona sono la genesi”, è il primo sponsor del progetto europeo che tre anni fa ha mosso i primi passi coinvolgendo i vicini d’Oltralpe. Si è però arrivati allo studio di fattibilità, costato 20 milioni a Paese, un risultato che “viene propagandato come un grande successo, ma questo è”, spiega Vecciarelli, ricordando che anche i due partner europei danno segnali non proprio incoraggianti sullo sviluppo del programma congiunto, avendo Francia e Germania acquistato di fresco 10 Predator ciascuno da Usa e Israele. Da qui il crescente interesse per il drone semidomestico che diventa il piano A su cui concentrare gli investimenti. Con una certa dose d’azzardo però.

Per ammissione degli stessi generali il prototipo P.1HH ricavato dal velivolo civile della Piaggio (P.180) è stato un buco nell’acqua, e infatti giusto due anni fa è caduto in mare dopo 20 minuti di volo sperimentale. Degli otto dispositivi che dal 2016 dovevano finire negli Emirati Arabi non uno è arrivato a destinazione. Troppo pesante e poco autonomo, il drone si è rivelato più impegnativo del previsto sotto il profilo tecnologico ed economico, ma soprattutto inutile rispetto alla missione. “Siamo nella fascia bassa dei velivoli strategici”, ha precisato il colonnello De Martinis. Ma con l’evoluzione sarà diverso, promettono ora i generali, chiedendo agli italiani una botta di fiducia che sfiora il miliardo. Incrociando le dita, dicono, il fratello maggiore P.2HH sarà il “google dei cieli”, vale a dire un velivolo militare strategico capace di controllare tutto il territorio fornendo in tempo reale dati utili su molti fronti: dalle discariche abusive ai barconi coi migranti, dalla prevenzione e gestione delle emergenze all’uso propriamente difensivo. Tutto molto bello e teorico, ovviamente, visto che dei due sistemi “complementari” non uno ha visto la luce. Ma la cambiale va firmata subito.

L’azienda però ci crede molto. “Lo sviluppo del velivolo a Pilotaggio Remoto P.1HH – recita una nota di Piaggio Aerospace – è vicino alla conclusione. Il programma ha sviluppato oltre 200 ore di volo e oltre 500 ore di test effettivo”. Spiega poi che un prototipo sta volando in una base italiana e altri tre esemplare stanno compiendo test a terra presso lo stabilimento di Piaggio Aerospace. “I primi esemplari di serie verranno consegnati a partire da quest’estate al committente ed entreranno in servizio.
E’ il primo prodotto europeo a raggiungere questo traguardo”.

E ancora “Pur non essendo aderente al requisito dell’Aeronautica Militare Italiana, il programma P.1HH conserva la sua validità perché: 1) è stato un importante veicolo di crescita del patrimonio tecnologico per il Paese; 2) è propedeutico allo sviluppo del sistema a pilotaggio remoto P.2HH; 3) è il primo prodotto europeo in questa classe a essere commercializzato; 4) è il primo prodotto di questa categoria certificato.
Attraverso il P1HH, Piaggio Aerospace, e la filiera industriale che intorno a questo programma si è formata, hanno potuto sviluppare tecnologie, capacità ed esperienza che saranno necessarie alla realizzazione del P.2HH e che pongono l’industria italiana in una posizione di maggiore autorevolezza per qualsiasi programma futuro.
Questo permetterà di accelerare lo sviluppo del P2HH rispetto ad altri programmi, quali quello europeo denominato Euro Male 2025, per il quale è stata di recente finalizzata un’intesa per la realizzazione.
Altrettanto significative sono le ricadute occupazionali che i programmi di Piaggio Aerospace hanno assicurato e assicureranno nel corso dei prossimi anni. Attualmente Piaggio Aerospace impiega oltre 1000 persone. Sulla base delle stime effettuate, il P.2HH assicurerà alle aziende direttamente impegnate nel programma l’impiego di oltre 400 persone medie dirette nel corso dei prossimi anni, che saliranno a oltre 1300 se si tiene in considerazione anche l’impegno della filiera produttiva – essenzialmente italiana – convolta nel progetto”.A

Aggiornato il 5 maggio 2018