È questa la soluzione su cui Ministero dell’Istruzione e sindacati ragioneranno nelle prossime settimane: probabilmente l’unica possibile perché solo un intervento normativo può risolvere la questione, ma tutt’altro che semplice, specie nella delicata congiuntura politica attuale
Una nuova graduatoria per consentire a tutti i diplomati magistrali, che nei prossimi mesi saranno “licenziati” , di ritrovare una cattedra in un futuro più o meno vicino. Di fatto, l’ennesima sanatoria del mondo della scuola, resa necessaria dalla sentenza del consiglio di Stato che lo scorso dicembre si è abbattuta su quasi 50mila maestri della scuola pubblica, e delle varie proteste che ne sono seguite. È questa la soluzione su cui Ministero dell’Istruzione e sindacati ragioneranno nelle prossime settimane: probabilmente l’unica possibile perché solo un intervento normativo può risolvere la questione, ma tutt’altro che semplice, specie nella delicata congiuntura politica attuale.
CHI SONO I DIPLOMATI MAGISTRALI – Dal 28 aprile i cosiddetti “diplomati magistrali” sono in sciopero della fame . Parliamo di quelle maestre che insegnano in virtù del solo diploma magistrale conseguito entro il 2001, titolo che all’epoca era ancora valido per lavorare alle elementari (oggi invece è obbligatoria la laurea), protagonista di un contenzioso storico e dai risultati contraddittori: nel 2014 è stato riconosciuto il suo valore abilitante, ma a fine 2017 il Consiglio di Stato ha stabilito che non è valido per l’ingresso nelle Graduatorie ad Esaurimento (GaE), le liste che assegnano il posto fisso. Insomma, i diplomati magistrali possono insegnare ma non hanno diritto ad essere assunti. Risultato: 6.500 insegnanti che intanto avevano già ricevuto la cattedra a tempo indeterminato (con riserva) dovranno essere licenziati, altri 45mila in attesa saranno depennati dalle GaE, perdendo ogni speranza d’assunzione. Di qui il caos delle ultime settimane.
ALLO STUDIO UNA NUOVA “SANATORIA” – Giovedì 3 maggio i tecnici del Miur si sono riuniti con i sindacati per fare il punto della situazione: si è parlato soprattutto della circolare che il Ministero diramerà a breve per dare indicazioni agli uffici regionali su come regolarsi quando arriveranno pian piano tutte le sentenze di merito dei vari tribunali amministrativi, che sulla base del parere del Consiglio di Stato sanciranno l’esclusione. La linea da seguire sarà adeguarsi alle decisioni dei giudici, cercando però di limitare al minimo i disagi in classe (dovrebbero essere scongiurati gli avvicendamenti in corso, chi è in cattedra arriverà alla fine dell’anno). Il problema, però, è trovare una soluzione a lungo termine. Lo strumento giusto potrebbe essere un canale di reclutamento aggiuntivo: una nuova graduatoria, la terza dopo le Graduatoria ad esaurimento e quelle di merito dell’ultimo concorsone (Gm), a cui i diplomati magistrali accederanno grazie al loro titolo attraverso un concorso riservato senza selezione, sul modello della “fase transitoria” già attuata per la scuola secondaria. Dopo una prova “pro forma” (o forse nemmeno quella) tutti dentro queste nuove liste, che daranno diritto all’assunzione una volta esaurite GaE e Gm, in ordine di anzianità di servizio (così da privilegiare i precari veri, e non chi magari si ritrova il titolo nel cassetto senza mai averlo usato).
IL PROBLEMA POLITICO – Allo stato attuale questa pare l’unica soluzione possibile (qualcuno, come Forza Italia, ha già presentato un ddl per l’immediato reinserimento in GaE, ma visto il pronunciamento dei giudici sarebbe subito impugnato in tribunale). Non mancano, però, dubbi ed incognite. Innanzitutto si tratta dell’ennesima sanatoria che farà storcere il naso ad altre categorie di docenti (il Coordinamento nazionale Tfa, ad esempio, che si batte per la valorizzazione del merito, ha già fatto sapere di essere contrario). Poi ci sono le pretese dei sindacati, che vorrebbero includere nel percorso anche gli abilitati in Scienze della formazione primaria, che farebbero lievitare il numero dei docenti da assumere (mentre si sa che alle elementari, specie al Sud, i posti sono pochi: questa nuova graduatoria rischia di avere tempi biblici e limitare i prossimi concorsi). Soprattutto c’è un problema politico: bisogna capire la disponibilità del Ministero, che però è ancora espressione di un governo in carica solo per gli affari correnti, senza l’autorità per fare il decreto-legge richiesto. Il 9 maggio è fissato un altro vertice al Miur per cominciare a parlare della sanatoria, ma intanto i sindacati hanno già richiesto un incontro ai capigruppo dei partiti per verificare la copertura in parlamento dell’eventuale decreto. I diplomati magistrali aspettano col fiato sospeso.