I diritti tv della Serie A sono sempre più in alto mare: MediaPro e Sky continuano a litigare, in attesa del giudizio del Tribunale di Milano che dovrebbe arrivare la settimana prossima, ma a cui seguirà quasi sicuramente un ricorso in appello. La Lega calcio intanto è rimasta senza soldi e il campionato rischia sul serio di partire per la prima volta senza essere trasmesso in televisione.
Oggi davanti al presidente della Sezione impresa, Claudio Marangoni, si è tenuta l’udienza sulla sospensione in via cautelare del bando di MediaPro ottenuto da Sky. Ad inizio aprile la società di Barcellona, che si è aggiudicata i diritti tv della Serie A per la cifra record di 1,05 miliardi di euro a stagione, aveva pubblicato infatti i suoi pacchetti, che prevedono dei prodotti preconfezionati con tanto di telecronache, ma il colosso di Rupert Murdoch, da tempo sul piede di guerra, aveva subito fatto ricorso: secondo Sky, infatti, l’assenza del minimo di base d’asta violerebbe la Legge Melandri, mentre con questo tipo di produzione e la raccolta pubblicitaria autonoma gli spagnoli agirebbero da veri e propri editori, e non come semplice intermediari (ruolo a cui anche l’Antitrust li ha richiamati).
I giudici hanno bloccato tutto in via cautelare in attesa di decidere, l’udienza odierna era molto attesa ma per avere novità bisognerà aspettare ancora qualche giorno: il pronunciamento è atteso ad inizio settimana, c’è il rischio che arrivi dopo l’assemblea di Lega convocata per lunedì, in cui i presidenti dei club e il commissario Giovanni Malagò sperano di avere elementi chiari per decidere che strada prendere. Difficilmente, però, sarà così.
La decisione del Tribunale è decisiva, ma fino a un certo punto: il giudice potrebbe confermare la sospensione, revocarla, o più probabilmente imporre una serie di modifiche al bando. In ogni caso, poi, laparte sconfitta avrà 15 giorni di tempo per presentare reclamo e allungare ulteriormente i tempi. C’è anche un’ipotesi più serena e rassicurante, ovvero che le due parti alla fine si mettano d’accordo: al momento, però, non sembrano esserci le condizioni; MediaPro e Sky continuano a lanciarsi accuse reciproche e hanno litigato persino davanti al giudice, con l’udienza che ha avuto una coda polemica al punto da rendere necessario verbalizzare una parte della discussione.
Il problema, però, è che siamo già arrivati a maggio, all’inizio della prossima stagione mancano poco più di tre mesi e ancora non si ha la più pallida idea di chi trasmetterà il campionato. Una situazione che spaventa i tifosi, ma terrorizza soprattutto i proprietari dei club, visto che sono i soldi dei diritti tv a mandare avanti tutto il carrozzone. E al momento non ci sono: dopo la notizia della sospensione MediaPro, che ha già versato un anticipo da 64 milioni di euro, si è rifiutata di depositare la fideiussione a garanzia dell’intero importo del contratto, lasciando le squadre con l’acqua alla gola.
La Confindustria del pallone non è mai stata così spaccata, tra chi vorrebbe puntare sul cosiddetto “canale della Lega” (il vero obiettivo degli spagnoli, complicatissimo però da realizzare sul piano tecnico e giuridico in appena tre mesi), e chi invece spinge per un terzo bando che accontenterebbe Sky. Se dal tribunale di Milano non arriverà un’indicazione chiara, c’è il rischio che anche l’assemblea di lunedì (convocata per l’occasione a Roma, in casa del Coni) si risolva in un nulla di fatto. E che slittino pure le nomine per completare la governance: il presidente Gaetano Miccichè non può insediarsi fino a quando non verrà nominato tutto il consiglio, ma tra le ambizioni di Claudio Lotito di tornare in Figc e le battaglie fra le varie fazioni il rebus pare irrisolvibile; persino la scelta del consigliere indipendente si sta rivelando fonte di polemiche, visto che il ruolo sembra destinato a profili graditi al Coni (si sono fatti i nomi di Diana Bianchedi, Valeria Panzironi e Maurizio Casasco), tagliando fuori altre candidature (come quella di Dino Feliziani, ex sub commissario che fece pulizia in Lega Pro). È la paralisi del calcio italiano, che giorno dopo giorno diventa sempre più pericolosa.