A BEAUTIFUL DAY di Lynne Ramsay, con Joaquin Phoenix, Ekaterina Samsonov, Alessandro Nivola. GB/USA 2017. Durata: 95’. Voto 3/5 (AMP)

Joe è un ex agente FBI e marine, vive con la madre anziana che protegge e sbarca il lunario con incarichi scomodi. Uno di questi è liberare giovani donne – se non bambine – cadute nella schiavitù sessuale. Capita che la figlia di un famoso politico sia stata rapita da un losco giro e Joe scende all’inferno “contro il cattivo”. Ma lui è essenzialmente un sicario, uno che ottiene giustizia “fai da te” senza esclusione di violenza, a suon di martellate. Ridotto a sorta di giustiziere della notte, con tanto di barba lunga e fisico possente ai limiti della mobilità, Joaquin Phoenix è diretto dalla scozzese Lynne Ramsey dentro a un personaggio tormentato e ingombrante a se stesso, uno “con i tamburi nel cervello” a significarne il dolore di un passato irrisolto e le ossessioni di un presente disperato. Individuo complesso come tutti quelli elaborati nel cinema non facile dell’autrice di Glasgow (pensiamo al suo magnifico “..e ora parliamo di Kevin”) Joe è a tutti gli effetti “il film”, causa ed effetto di un circolo vizioso che equivale alla parabola esistenziale di un’umanità estrema, forse troppo violenta, certamente incorruttibile. L’opera è furibonda come l’animo di Joe, la narrazione volutamente caotica sotto la dodecafonia messa a punto da Jonny Greenwood, alla sua seconda collaborazione musicale con la Ramsey. A Beautiful Day, ironico titolo italofono dell’originale You Were Never Really Here, è la sintesi cinematografica di un incubo verosimile, un progetto visivo di alte ambizioni, un lavoro psichedelico/filosofico che può conquistare o destare disgusto: di certo non lascia indifferenti. Doppio premio a Cannes 2017: attore e sceneggiatura.