DOPO LA GUERRA di Annarita Zambrano. Con Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Charlotte Cétaire. Italia 2017. Durata: 100’ Voto 2/5 (DT)
2002 tra la Francia e Bologna. Il docente di economia Martini viene contestato da una folla di studenti e assassinato sullo scalone dell’università dove insegna. Marco Lamberti, membro di una fantomatica Formazione Armata Rivoluzionaria, fuggito in Francia nel 1981 dopo aver assassinato un giudice, temendo di essere estradato in Italia, fugge da Parigi con la figlia Viola e prima di tentare l’espatrio in Nicaragua raggiunge una casa in campagna, quindici anni prima nascondiglio sicuro per i brigatisti fuggiaschi. Intanto a Bologna sua sorella, un’onesta insegnante delle superiori, moglie di un avvocato che difende perfino le vittime dell’amianto, viene ricontattata con veemenza da stampa e inquirenti perché i nuovi terroristi si rifanno alla FAR a cui prese parte il fratello. Le due storie proseguono fianco a fianco, con il bordone francese più invadente dell’italiano, creando un’asimmetria emotiva e descrittiva nelle intenzioni di regia e scrittura molto sofisticata e coraggiosa, ma nella pratica tradotta in un supplizio per chi guarda. Sottoposto ad una contrizione recitativa dei protagonisti (hanno tutti lo stesso tono drammatico in scena), ad una cupezza inutilmente programmatica, e a dardennate stilistiche che gridano vendetta (Lamberti e la figlia dentro l’automobile ad esempio), dopo una mezzoretta lo spettatore abbandona ogni speranza e pensa a quanto sul tema erano interessanti La terza generazione di Fassbinder o addirittura La seconda volta di Calopresti. Assenti i giudizi politici, presente tanto caos storico/evocativo. Film apocalittico (e molto integrato).