di Gius Molly 

Uno dei tanti tormentoni che hanno accompagnato la storia centenaria della corsa rosa, ai nastri di partenza oggi, venerdì 4 maggio, è legato alla collaborazione tra i mitici Adriano de Zan e Vittorio Adorni, con il primo che ad ogni edizione chiedeva all’ex campione del mondo se fossero più il percorso o i partecipanti a rendere interessante la corsa.

Il loro reiterato siparietto mi è tornato alla mente guardando il tracciato del giro di quest’anno che è stato disegnato con intelligenza, evitando sia i “tapponi” con cinque-sei gran premi della montagna in cui non succede nulla fino a metà dell’ultima ascesa, sia le tappe assolutamente piane dove l’epilogo è scritto prima ancora della partenza: già, perché tolte le due tappe in linea in territorio israeliano, poco interessanti se non per le terribili condizioni atmosferiche attese, perfino le non tante frazioni pianeggianti presenti in questa edizione (7, 12, 13), presentano piccole asperità in prossimità dell’arrivo.

Molte frazioni prevedono un’unica vera ascesa che in compenso che conclude la tappa (6, 8, 9, 18). Le frazioni più dure dovrebbero essere la 14, la 19 e la 20, la prima caratterizzata dalla scalata di Sua Maestà lo Zoncolan (mostruoso con la sua pendenza media vicina al 12%), la seconda dal Colle delle Finestre, che fa impressione già a vederlo su carta, tanto rettilinea appare la linea altimetrica: quasi 19 km tutti al 9%, senza alcun tratto per rifiatare e con la seconda parte da percorrere su sterrato. Non sarà arrivo di giornata ma provocherà una decisa selezione. La 20esima tappa propone invece tre impegnative salite da percorrere una dietro l’altra: Col Tsecore, Col Saint Pantaleon e Cervinia.

Molte sono anche le tappe “nervose” che dovrebbero garantire spettacolo, a cominciare dalle prime due tappe siciliane che prevedono un continuo saliscendi, come pure le frazioni che si concludono a Gualdo Tadino e Osimo. L’unica crono, tolto il prologo, è in programma nella settimana finale dopo il giorno di riposo: 34,5 chilometri che dovrebbero favorire gli specialisti.
Spettacolare dovrebbe anche essere l’epilogo con un circuito di 11,8 km da percorrere dieci volte all’interno del centro di Roma. Il precedente risale al 2009, nell’edizione vinta dal russo Denis Menchov che si concluse con una crono.

Tra i pretendenti spiccano due nomi: il campione uscente Tom Dumoulin, che viene annunciato in grande forma ma ha corso molto poco in questa stagione e non può contare su una squadra straordinaria; il chiacchieratissimo Chris Froome. Evitando ogni riferimento alla questione salbutamolo che ha coinvolto il keniano bianco, ci limiteremo a dire che i bookmaker lo vedono prevalere leggermente sull’olandese nonostante la Sky, per una volta, si presenti con una squadra forte ma non stellare.

Alle spalle dei due favoriti c’è un terzetto con quote variabili tra 6 e 9 (Lopez, Pinot, Aru). Dietro di loro soltanto l’immarcescibile Domenico Pozzovivo e il duo della Mitchelton (Chaves, Yates), sono pagati meno di 50.

Siamo curiosi anche di vedere all’opera il canadese Michael Woods, recente secondo alla Liegi, che ha cominciato a correre in bici a 27 anni dopo un promettente passato nell’atletica e che di conseguenza appare in crescita nonostante abbia passato la trentina. Per le imprese di giornata occhio a Visconti, Sanchez, Ulissi, Wellens e il giovane danese Pedersen, recente secondo al Fiandre.

Speriamo di assistere ad un’altra avvincente edizione della corsa rosa dopo quella dell’anno scorso in cui, a dispetto di una classifica molto corta, i corridori si sono dati battaglia dal primo all’ultimo giorno, anche perché il bel Dumoulin non aveva una squadra in grado di controllare la corsa e si è spesso ritrovato completamente solo.

Degli assenti non si dovrebbe mai parlare, ma in questo caso faremo un’eccezione: con un tracciato come questo ci dispiace particolarmente non vedere Peter Sagan ai nastri di partenza. Peccato, perché l’asso slovacco avrebbe dato spettacolo in molte delle frazioni.

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