“Il 30 gennaio Innocent mi telefonò chiedendomi se volevo andare a stuprare una ragazza che dormiva”. A pronunciare la frase, intercettata dagli inquirenti nel carcere di Ancona, è Lucky Awelima mentre parla con Desmond Lucky. I due nigeriani sono detenuti, insieme al connazionale Innocent Oseghale, con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro a Macerata più di tre mesi fa. Alla richiesta di Oseghale, Awelima ha risposto che non era interessato. E in un’altra conversazione, riferiscono gli inquirenti, l’uomo ha detto di aver saputo che Pamela era stata stuprata. È sulla base di questi elementi che la Procura di Macerata ha nuovamente contestato il reato di violenza sessuale a Oseghale. Ma il Il gip di Macerata Giovanni Maria Manzoni ha ritenuto che non vi fossero gravi indizi di colpevolezza per tale accusa, ipotizzando che tra i due si fosse creato un clima amicale.
La ragazzina, secondo gli inquirenti, fu violentata dall’uomo mentre era in condizioni fisiche menomate per l’assunzione di eroina. Il pm Giovanni Giorgio spiega anche che i risultati degli esami del Ris hanno evidenziato un rapporto sessuale completo tra i due. Per la Procura, l’accusa di abuso sessuale sarebbe avvalorata anche dalla “cura maniacale” messa da Oseghale per far sparire le tracce del rapporto violento, pulendo con la candeggina e asportando gli organi genitali della ragazza. Un’ipotesi “seria” ma carente di “gravi indizi di colpevolezza” secondo il gip che, ha spiegato il Procuratore, ricostruisce l’accaduto in maniera parzialmente diversa ed esclude dunque la violenza sessuale: l’ipotesi del giudice è che tra Pamela e Innocent, che fecero spesa e pranzarono insieme il 30 gennaio oltre a scambiarsi una sigaretta, si sarebbe creato un clima amicale. La situazione sarebbe precipitata, per il gip, quando Pamela avrebbe accusato un malore, generando il panico in Oseghale che si era reso conto della gravissima situazione in cui si trovava. Un quadro che, concordano invece Procura e gip, avrebbe portato il nigeriano ad uccidere la 18enne e poi a tentare di farne sparire il corpo cancellando ogni traccia in casa e sul cadavere. Per far riconoscere l’accusa di violenza sessuale la Procura valuta il ricorso al Tribunale del Riesame.
Il procuratore ha chiesto e ottenuto un’altra misura cautelare in carcere per omicidio a carico di Oseghale. L’istanza è stata accolta dal gip e nei prossimi giorni Oseghale sarà interrogato su questa nuova imputazione. In precedenza, le sole accuse riconosciute dal gip nei confronti del 29enne erano state quelle di occultamento e vilipendio di cadavere.
I funerali della vittima saranno celebrati sabato 5 maggio nella parrocchia di Ognissanti di via Appia Nuova a Roma. Ad annunciarlo sono gli stessi familiari della ragazza che proprio il 18 aprile scorso hanno ottenuto il nullaosta dalla Procura per procedere alla sepoltura dei resti della giovane. “Avremo finalmente un luogo dove piangerla, dove poterle portare un fiore o recitare una preghiera – affermano in una nota i familiari – Abbiamo scelto il primo sabato del mese dedicato alla Vergine Maria vista la devozione che, per essa, aveva Pamela, oltre a noi tutti”. La salma sarà tumulata nel cimitero capitolino del Verano.
Nei giorni scorsi Oseghale, è stato raggiunto in carcere da una nuova ordinanza di custodia cautelare, questa volta per droga. Le accuse si riferiscono ad episodi avvenuti da ottobre 2017 a gennaio 2018, prima dell’arresto del 31 gennaio per la morte di Pamela. Negli episodi sono coinvolti anche Lucky Awelima e Desmond Lucky, gli altri due nigeriani in carcere per l’omicidio della 18enne romana, per i quali la Procura di Macerata ha chiesto l’arresto. Gli investigatori hanno individuato il Dna di una persona non coinvolta nell’inchiesta. Al momento nel registro degli indagati ci sono i tre cittadini nigeriani detenuti e un loro quarto connazionale, indagato a piede libero. Nei loro confronti le accuse sono di omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.