La richiesta di rimuovere l’Osservatorio ambientale della Rho-Monza perché avrebbe esaurito il proprio compito, a tutto risponde tranne che alla ridicola motivazione che lo si farebbe “per risparmiare”.
Invece delle poche migliaia di euro di risparmio per Milano Serravalle, la controllata da Regione Lombardia che sarebbe “ricca” come Aspi (Autostrade per l’Italia) se non avesse la zavorra della Pedemontana, bisognerebbe parlare delle sue milionarie spese allegre: non si tratta, infatti, di è un’impresa pubblica normale ma vittima delle scorribande politiche. Prima da parte della ex provincia di Milano ed ora della Regione cui è stata affidata per effetto della legge Delrio sulle ex Provincie. La Serravalle dovrebbe parlare dei milioni di costi pagati collettivamente a causa della congestione da traffico con il proprio tempo perso dai cittadini e dalle imprese del territorio per gli oltre tre anni di ritardo di un’opera come la Rho-Monza che avrebbe dovuto essere completata per Pasqua 2015, in tempo per Expo.
Non è vero che l’Osservatorio non serve più perché i lavori non sono ancora finiti. E’ solo ultimato il primo lotto in carico ad Aspi la tratta Baranzate-A8 di circa 5 km, mentre il secondo maxi-lotto di una decina di km, tra Baranzate e Paderno Dugnano, resta da completare ed i lavori sono in pieno corso. Da adesso fino alla fine dei lavori e al primo anno di apertura al traffico, si dovrebbe controllare se le mitigazioni ambientali e acustiche sono realizzate come dovuto e soprattutto se ottengono il risultato previsto. Per questo serve l’Osservatorio che, oltre a Regione e città metropolitana, annovera tra i suoi componenti i cittadini del comitato interramento della Rho-Monza e le due concessionarie autostradali.
Ma forse è a questo che mira la richiesta frettolosamente assentita dal funzionario del Ministero dell’Ambiente: ad evitare che proprio in questa fase delicata qualcuno possa contestare il mancato rispetto degli impegni.
Non dimentichiamo che l’Osservatorio è stato un “contentino” al territorio che rigettava l’opera e doveva rappresentare l’unico strumento di controllo dell’impatto del cantiere e del progetto.
A più di un anno dalla fine dei lavori si vorrebbe chiudere l’Osservatorio per far risparmiare una società che spreca centinaia di milioni per la inutile e impattante Pedemontana, autostrada priva di prospettive di realizzazione perché lo stesso mercato finanziario non ci crede ed è sempre sull’orlo del fallimento. Quello che sconcerta è che a chiudere entrambi gli occhi e anche le orecchie sull’impatto reale non sia una concessionaria privata, ma Serravalle, controllata dalla Regione Lombardia e partecipata dal Comune di Milano.
Sorprende inoltre che il funzionario del Ministero, in condizione di sede pressoché vacante si è arrogato il diritto di fare “spending review” a favore di Serravalle, abbia risposto positivamente e frettolosamente ad una richiesta dei due concessionari autostradali Serravalle (pubblico) e Aspi (privato) che sta guidando ancora l’Osservatorio anche se il suo pezzo (lotto 1) è terminato. Entrambi i concessionari devono rinunciare alla propria richiesta. Il Ministero dell’Ambiente si deve assumere la responsabilità di portare fino in fondo i lavori dell’Osservatorio per non infierire su un territorio già martoriato, unendo al danno la beffa. Va ricordato al zelante funzionario che, “chiuso” l’Osservatorio, si rimarrebbe senza la tutela ambientale, funzione costitutiva dello stesso ministero.