Nove settimane (ancora non “e mezzo”) di appassionante crisi politica. Appassionante? Riprovo. Nove settimane (quasi “e mezzo”) di estenuante trattativa politica. Proprio così estenuante? Ok. Nove settimane (e una non ancora a metà) di gioco dell’oca. Proviamo con questa, di definizione. E in attesa di ripartire dal via (lunedì mattina), ecco un vademecum da sottoporre ai posteri delle 9 cose che più o meno abbiamo capito.
– La strategia della “decantazione” di Sergio Mattarella, ovvero dare tempo ai partiti, per permettere loro di mettersi d’accordo, per ora, più che scioglierli i nodi, li ha stretti. A meno che il Presidente non abbia un asso nella manica: perché se è un asso è evidente che noi non lo sapremmo (altrimenti, che asso sarebbe?)
– Matteo Renzi non ha un piano B, ma neanche un piano C o un piano D, degni di questo nome e di pronta attuazione: va avanti a tattica, anzi a tattiche. Citazione per lui: “Io speriamo che me la cavo”
– Il Movimento 5 Stelle vorrebbe finalmente governare. Ma non ha ancora capito come si fa a convincere tutti gli altri a prendere le sue regole per buone
– Silvio Berlusconi dopo aver visto il film di Paolo Sorrentino si è rilassato e si è pure convinto di poter ancora dettare legge. Risultati da verificare.
– Matteo Salvini ha iniziato l’operazione “di lotta e di governo”. Per adesso, pare funzioni. Ma fino a un certo punto: Palazzo Chigi resta lontana. Chi lo sa fino a quando.
– Il “brand” del leader politico è impazzito: serve ad accrescere un consenso potenziale, ma quando si tratta di piegarlo alla logica del reale, improvvisamente si rivela inutile.
– Nell’opinione pubblica si fa strada un pensiero pericolosamente anti-rivoluzionario: e se le elezioni non servissero ad influenzare la formazione del governo? A questo punto, a che serve votare?
– Per le date delle urne prossime-venture, si danno i numeri al Lotto. Pensiero recondito: come far sparire la sovrapposizione tra “le pinne, il fucile e gli occhiali” e la cabina elettorale?
– Non lo so. Visto che la conclusione è aperta, la riflessione si destruttura.