“Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi”.

Suona così l’estratto della nota parabola di Lazzaro nel Vangelo di Luca. Lui, mendicante alla porta del ricco senza nome e ignaro della sua presenza. Banchettando con gli amici, rivestito di bisso e del colore porpora della vergogna. Tra noi e voi l’abisso continua a scavarsi ogni giorno un po’ di più. Tra le piaghe di Lazzaro e i cani, unici rimasti a lambire le ferite dell’inganno ormai perpetrato. Tra chi può viaggiare, nutrirsi , curarsi, studiare, comunicare col mondo, avere un lavoro dignitoso, veder crescere i propri figli e chi non può farlo. L’abissso si scava tra i continenti e nei Paesi stessi. Per passarlo non basteranno neppure i cavalcavia.

Il terzo del genere, appena inaugurato a Niamey, è stato concepito a tre livelli e ha preso il nome del primo presidente del Niger, Diori Hamani. Lui, voluto dai francesi perché arrendevole ai loro interessi e poi vittima del primo dei colpi di stato militari del Paese. Un cavalcavia che non colma affatto l’abisso che si conferma nel Paese dove la carestia affligge buona parte della popolazione rurale e le città. Dove le università sono chiuse, i salari sono occasionali, l’uranio contamina e il petrolio va in Cina. Seguono infine gli attacchi terroristi, i morti alla frontiera e la vendita dei migranti all’Occidente dell’abisso.

La parabola ha saputo cogliere lo scandalo del sistema in poche parole. Coloro che di qui vogliono passare da voi non possono. Fin troppo vero. Coloro (chiamiamoli per facilità migranti) che di qui vogliono passare da voi non possono. Sono arrestati, detenuti, picchiati, derubati, convinti di essere criminali e rispediti alla prima stazione dei bus per il ritorno in patria. Non possono passare l’abisso scavato dal potere del denaro che cambia le leggi e le frontiere a seconda degli interessi. Non possono passare e vengono catalogati in meritevoli e impostori, salvati e sommersi, rifugiati e imbroglioni, eletti e condannati a vita.

I due cavalcavia precedenti sono quelli di Mali Béro, eroe mitico nazionale e quello dei martiri, che sbocca sul ponte Kennedy deve furono uccisi alcuni studenti dalla polizia anni fa. Non basteranno a transitare sull’abisso che separa le sponde che, anche nel Niger, sembra incolmabile. L’ospedale di riferimento a portata regionale, la centrale termica che consuma più di quanto produce, le rotonde e il progetto cinese del terzo ponte sul fiume Niger in secca. Tutto ciò non colma il divario e semmai lo accentua tra cittadini e comparse di sabbia. I granai dei contadini sono da troppo tempo svuotati da magre raccolte di miglio.

“Né di costì si può attraversare fino a noi”. La parabola, vista la mutevolezza del mondo globalizzato, è da aggiornare. Da voi, invece, si può traversare fino a noi. Altri progetti, infatti, sono in cantiere e tra questi il rinnovamento dell’aeroporto internazionale che porta il nome del primo presidente del Niger. Un nuovo Palazzo dei Congressi, la superstrada dall’aeroporto a centro città, altri hotels e, infine, l’acqua potabile che toglierà lavoro ai portatori d’acqua a domicilio nei bidoni coi carretti. I cantieri sono tutti per voi che verrete, volando sull’abisso, per i vostri congressi e le ripartizioni umanitarie del bottino degli aiuti.

Per di più tra noi e voi si è creato un grande abisso. Per questo la costruzione del terzo ponte di Niamey che comincerà presto e porterà il nome del generale autore del primo colpo di Stato.

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