Secondo il capogruppo Pd in consiglio i dipendenti devono essere autorizzati. Luca Pasquaretta, interpellato da ilfattoquotidiano.it, taglia corto e si limita a dire che “tutto è stato fatto in modo controllato e autorizzato”
Un incarico da 5mila euro per quindici giorni di lavoro come “supporto al presidente della fondazione”. È il compito svolto lo scorso anno al Salone del libro da Luca Pasquaretta, capo ufficio stampa del Comune di Torino e portavoce della sindaca Chiara Appendino, compito intorno al quale è sorta una polemica politica, soprattutto perché la Fondazione per il libro, quella che fino all’anno scorso organizzava il Salone del libro, ora è in liquidazione e molti suoi fornitori non sono ancora stati pagati.
Più precisamente Pasquaretta, nel corso dell’edizione 2017 della fiera dell’editoria e fino alla fine del mese di maggio, ha affiancato il presidente della fondazione, l’ex ministro alla Cultura Massimo Bray. Indiscrezioni su un incarico al Salone del libro circolavano già un anno fa nell’ambiente politico torinese e la tabella degli “incarichi ultronei” dei dipendenti comunali ora dimostra la sua vera esistenza. Di recente questa tabella, inoltre, è stata allegata a un’annotazione di polizia giudiziaria dell’inchiesta sul Salone del libro, ma la questione della consulenza deve ancora essere vagliata.
Intanto il capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale Stefano Lo Russo, in un post su Facebook, ha ricordato che se un dipendente del Comune di Torino volesse svolgere un incarico ultroneo come questo deve prima essere autorizzato dal superiore, non deve essere in “conflitto di interessi con l’attività svolta dal dipendente presso la pubblica amministrazione da cui prende regolare stipendio” e deve svolgerlo al di fuori degli orari d’ufficio o dopo aver ottenuto un permesso o delle ferie. Il dem Lo Russo nutre molti dubbi: “Ci chiediamo e chiederemo alla Sindaca Appendino già lunedì prossimo in consiglio Comunale se sapeva di questa consulenza del suo capo ufficio stampa e se ne sa di altre”, scrive su Facebook. A questa domanda ne aggiunge altre più specifiche: vuole sapere “in cosa è consistita questa ‘consulenza’ e questo ‘supporto’; se Luca Pasquaretta era regolarmente in servizio presso il Comune nei giorni tra il 16 e il 31 maggio e quindi quando avrebbe svolto realmente l’attività di consulenza; in base a quale criterio lui è stato già pagato e gli altri centinaia di fornitori del Salone 2017 ancora no; chi ha autorizzato l’incarico presso il Comune, chi ha conferito l’incarico in Fondazione, che ricordiamo è una partecipata del Comune, e chi ha controllato”. In sostanza Lo Russo sembra chiedersi se quei cinquemila euro fossero meritati e se Pasquaretta abbia ottenuto un trattamento di favore a differenza degli altri creditori.
Il diretto interessato, interpellato da ilfattoquotidiano.it, taglia corto e si limita a dire che “tutto è stato fatto in modo controllato e autorizzato”. Il via libera al lavoro di supporto a Bray sarebbe arrivato il 12 maggio 2017, pochi giorni prima dell’apertura del Salone del libro. Bocche cucite, invece, alla Fondazione per il libro. Per informazioni più complete si dovrà attendere il consiglio comunale di lunedì nel quale la sindaca potrebbe rispondere alle domande di Lo Russo. Intanto i creditori aspettano. Il tribunale di Torino, sezione fallimentare, ha nominato Maurizio Gili come nuovo commissario per la liquidazione della Fondazione (il predecessore, Riccardo Rossotto, si è dimesso per supposte incompatibilità) e soltanto pochi giorni fa un gruppo di fornitori del Salone è tornato a chiedersi se e quando otterranno i pagamenti dovuti.