Il Gruppo Marcegaglia deve uscire da AmInvestco Italy e ArcelorMittal dovrà privarsi di sei impianti in Europa, compreso quello di Piombino. Sono queste le condizioni poste dall’Antitrust Ue per l’acquisizione dell’Ilva da parte del gruppo franco-indiano. Bruxelles ha imposto un nutrito pacchetto correttivo per evitare che la cessione del metallurgico ad Arcelor “si traduca in un aumento dei prezzi dell’acciaio a danno delle industrie europee, dei milioni di persone che vi lavorano e dei consumatori”, ha detto la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager.
Una decisione attesa, dati i timori espressi già nel corso dell’indagine. Secondo la Commissione, l’operazione, per come era stata inizialmente proposta, avrebbe comportato l’aumento dei prezzi dei prodotti piani in acciaio al carbonio laminati a caldo, laminati a freddo e zincati. Inglobando Ilva, infatti, il gruppo avrebbe controllato il 40% della capacità produttiva, arrivando a detenere una quota di mercato molto più grande di qualsiasi suo concorrente in Europa.
Da qui, la necessità di escludere Marcegaglia dal consorzio di acquisto e, per ArcelorMittal, di cedere gli stabilimenti di Piombino, Liegi in Belgio, Dudelange in Lussemburgo, Skopje in Macedonia, Ostrava in Repubblica Ceca e Galati in Romania. Vestager ha assicurato che gli impianti dismessi andranno “a uno o più acquirenti che li gestiranno su base duratura in regime di concorrenza“.
ArcelorMittal si è infatti impegnata a organizzare una procedura di vendita aperta, non discriminatoria e trasparente a cui potranno partecipare tutti gli operatori interessati, e questa comunicherà quindi alla Commissione gli acquirenti scelti. Bruxelles valuterà a sua volta se dispongono di competenze, risorse finanziarie e degli incentivi necessari per continuare a gestire e a sviluppare le attività di produzione in modo duraturo come concorrenti attivi. Tradotto: la vendita di impianti ad acquirenti che finirebbero col chiuderli a stretto giro, non sarebbe per Bruxelles una soluzione accettabile.
Inoltre ArcelorMittal, con l’eliminazione del gruppo Marcecaglia – concorrente significativo nei prodotti piani in acciaio al carbonio zincato – si è impegnato a non acquistare quote del gruppo nel quadro dell’operazione. Questo consente di evitare che la concorrenza possa risultare ulteriormente indebolita a causa del rafforzamento dei legami strutturali tra le imprese.
La vendita dell’Ilva, inoltre, ha evidenziato ancora la commissaria Ue, “dovrebbe anche contribuire ad imprimere un’accelerazione agli urgenti interventi di risanamento ambientale della zona di Taranto” e per questo è “opportuno che tali essenziali interventi di bonifica proseguano senza indugi”. Per il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, “ora manca solo l’accordo sindacale e poi finalmente, dopo anni di crisi e problemi, Ilva potrà diventare un’acciaieria competitiva e all’avanguardia nella protezione dell’ambiente e delle persone. Non perdiamo questa occasione per Taranto e per l’Italia”.