Nel luglio 2017 avevo scritto di questa città minacciata da colate di cemento e circondata da cementifici; ora la situazione ha preso una piega se possibile ancora più inquietante.
Nel novembre 2017 il comitato Lasciateci respirare commissiona uno studio su una gallina ruspante prelevata dal Monte Ricco – nel cuore del Parco Colli – a un laboratorio di biologi certificato dal Miur: lo studio sostiene che la quantità di diossine, furani e pcb sia tre volte superiore al limite di legge. Il 22 novembre 2017 dottor Federico Grim – commentando il rapporto in un’intervista rilasciata a Roberta Polese per Corriere del Veneto – consiglia a “tutti i residenti di non mangiare galline e pollame che superano l’anno di età e di non mangiare uova, perché quegli animali contengono una quantità di elementi cancerogeni che si depositano nell’organismo e portano con certezza a contrarre carcinomi, azzerano la fertilità nelle donne e provocano mutazioni genetiche e ormonali nei bambini”.
Successivamente anche l’Arpav effettua i suoi rilievi e in aprile arrivano i dati definitivi: campionamenti dei terreni a ridosso del Monte Ricco evidenziano il superamento dei limiti di contaminazione sia per le diossine che per il benzo-pirene e il benzo-pirilene, tutti composti classificati come cancerogeni. Come riportato da Il mattino di Padova dello scorso 18 aprile, il portavoce del movimento civico Cambiamo aria Francesco Miazzi ha sottolineato che “in due campioni sono abbondantemente superate le soglie di attenzione (indicate da Arpav stessa) per i pcb”.
I cementifici – classificati come industrie insalubri di prima classe (n33.B, d.m. 05/09/1994) – dovrebbero restare lontani da insediamenti e scuole. Eppure le prime case di Monselice distano appena 200 metri mentre il plesso scolastico Giorgio Cini è situato a soli 500 metri dal cementificio Buzzi Unicem. E così (dopo pochi giorni dai risultati Arpav) il sindaco Francesco Lunghi ha ordinato di non frequentare le zone del Monte Ricco, tra cui vari sentieri naturalistici e il cortile scolastico. I 370 alunni della scuola elementare Cini sono così obbligati a non uscire neppure a ricreazione e restare chiusi in aula otto ore al giorno, con buona pace dei loro diritti di bambini.
Genitori e comitati chiedono l’immediata bonifica e il trasferimento delle scuole in luoghi meno insalubri scrivono un’accorata lettera al presidente Sergio Mattarella e al Papa e scendono in piazza coi loro bimbi. Ma la Ausl rassicura e prende tempo, ipotizzando altre indagini (le ennesime). Il 23 aprile 2018 il sindaco – dopo avere chiesto (invano) alla Provincia di Padova il riesame dell’AIA del cementificio – ordina la sospensione immediata dell’utilizzo del “prodotto a base marna” nel processo produttivo della cementeria: questo materiale (derivato prevalentemente da ceneri pesanti provenienti dagli inceneritori di rifiuti solidi urbani) contiene elevati valori di cloro, precursore delle diossine e pcb (tutti dichiarati nella scheda del prodotto). Nell’ordinanza, il Comune ricorda che la cementeria non è dotata di impianti di filtraggio di tali componenti tossiche né di sistemi di monitoraggio in continuo. La cementeria risponde piccata, minacciando ricorsi.
Situazioni di questo genere, purtroppo non sono né uniche né rare. Nel nostro Paese le scorie pesanti degli inceneritori (nonostante la loro composizione tossica) vengono definite “rifiuti speciali non pericolosi” e possono essere utilizzate tal quali nei cementifici (d.m. 05/02/98). Eppure, come dice un rapporto Isde, “gli eluati di scorie pesanti sono biotossici (contengono diossine, metalli pesanti e composti organici) e creano rischio ambientale e occupazionale”.
Oltre all’utilizzo delle ceneri, nei cementifici si possono bruciare direttamente derivati di rifiuti (detti combustibili solido secondario Css), con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute. Così nasce il cemento.
In Italia purtroppo, abbiamo un debole per il grigio: siamo il Paese con il maggior numero di cementifici in Europa e nel 2016 abbiamo ricoperto di cemento 23mila km quadrati di suolo (il 7,6% del territorio nazionale). Suolo fertile ricoperto da nuove strade (che di fatto aumentano e alimentano altro traffico), nuovi ipermercati (che aumentano la quantità di imballaggi, rifiuti e cibo spazzatura), nuovi edifici (inutili, perché ce ne sono tantissimi vuoti, che si potrebbero ristrutturare). Una follia pagata a caro prezzo, con gravi dissesti idrogeologici e con il record delle morti premature per inquinamento dell’aria.
“Abbiamo appena avuto il libretto della Costituzione italiana”, scrivono i bambini di terza elementare della scuola Cini “e ora quella stessa Costituzione non viene rispettata, soprattutto l’articolo 32”.