“Un decreto d’emergenza per votare a giugno“. Luigi Di Maio continua sulla linea del voto il prima possibile. Mentre ancora si aspettano indicazioni da Sergio Mattarella sul governo neutrale e in attesa di vedere se ci saranno nuove evoluzioni sul fronte del centrodestra, il capo politico dei 5 stelle a Dimartedì su La7 insiste sul chiedere il ritorno alle urne. “Qualunque sarà il governo”, dice, “la prossima settimana noi abbiamo intenzione di chiedere di emanare un decreto di emergenza che consenta di modificare un parametro sul voto degli italiani all’estero e quindi di andare a votare ancor prima di luglio, anche a giugno, per chiudere questa partita una volta per tutte. Noi non siamo disposti a votare un governo tecnico: stiamo cercando una soluzione politica, l’ho cercata fino a ieri anche facendo un passo indietro io. Se gli altri si svegliano devono andare dal presidente della Repubblica a dire che cosa vogliono fare”.
Di Maio, intervistato da Giovanni Floris, parla anche del Partito democratico. Criticando il comportamento di Matteo Renzi e la chiusura delle trattative improvvisa dopo il suo intervento a Che tempo che fa. “Se il Pd è ancora Renzi, come ha dimostrato, e dopo che hanno aperto al dialogo al Colle hanno poi chiuso in una trasmissione tv io col Pd non voglio averci mai più nulla a che fare“. Nel nuovo clima di campagna elettorale, Di Maio guarda molto anche agli elettori Pd da cui spera di trarre nuovi consensi. “Molti elettori del Partito democratico ripenseranno seriamente a votare Pd, perché è un partito che si era riempito la bocca con la responsabilità di dare un governo a questo Paese e quando sono arrivati al dunque si sono rifugiati sull’Aventino perché Berlusconi non aveva i numeri per fare il governo insieme a loro”.
Interpellato su Grillo che, nei giorni scorsi, ha riparlato di referendum sull’Euro, ha detto: “Io Grillo lo capisco, perché quando parla di referendum dice: ‘se la democrazia rappresentativa diventa sempre più vuota, cominciano a muoversi altre richieste extraparlamentari’ che sono legittime” se avanzate “con tutti gli strumenti di democrazia diretta e partecipata”.