“Io sono come un arbitro imparziale, ma un arbitro può condurre bene la partita se ha un certo aiuto di correttezza dai giocatori”. Quell’amarezza per il comportamento dei partiti che Sergio Mattarella ha espresso più volte nei giorni scorsi, oggi l’ha esplicitata ancora più chiaramente mentre al Colle riceveva le squadre finaliste di Coppa Italia Juventus e Milan. Quindi, autorizzandosi un mezzo sorriso, si è paragonato agli “amici arbitri” e si è esposto dicendo che che per condurre bene la partita servono anche dei calciatori leali. Una stoccata che lascerà il segno nello stanco dibattito politico, soprattutto dopo che il capo dello Stato più volte ha fatto appello alla responsabilità dei partiti. Ma questa volta è andato oltre, tirando in ballo la poca correttezza di alcuni. Non ha fatto nomi, naturalmente. Ma gli ultimi cinquanta giorni di balletto hanno visto colpi bassi da una parte e dall’altra. Il riferimento è sicuramente alle forze politiche in generale, che non sono riuscite a trovare un’intesa dopo più di due mesi di trattative. In prima fila Matteo Renzi che ha fatto saltare il dialogo Pd-M5s con un’intervista in diretta tv e senza aspettare la direzione, ma anche Matteo Salvini che ha più volte fatto promesse giocando su due fronti e dando versioni diverse a secondo degli interlocutori. Poi Silvio Berlusconi, che vuole fare il dominus della situazione pur essendo in una posizione di debolezza. In coda pure Luigi Di Maio, che non ha accettato, se non al fotofinish il passo indietro da premier, e che ora non ne vuole sapere di sostenere un governo tecnico fino a dicembre.
Mattarella non è la prima volta che lascia trapelare il suo nervosismo per il comportamento delle forze politiche. Solo ieri, al termine del terzo giro di consultazioni, si è appellato al loro senso di responsabilità: “Scelgano i partiti in Aula”, ha detto mentre poco prima aveva espresso la sua contrarietà a un ritorno alle urne immediato che, per la prima volta nella storia repubblicana, non consente alla volontà popolare di essere rispettata. Oggi quindi, mentre tutti attendono le sue indicazioni per la formazione di un esecutivo neutrale, si è preso più tempo per riflettere (e vedere se effettivamente ci siano nuovi accordi tra Lega e M5s) e davanti ai calciatori si è preso qualche libertà in più. “Quando sono stato eletto”, ha detto, “dopo aver giurato alla Camera“, ha detto, “ho giurato davanti al Parlamento e ho pronunciato un discorso nel quale mi sono paragonato ad un arbitro assicurando la mia imparzialità, ma subito ho detto ‘i giocatori aiutino l’arbitro con la loro correttezza’. Bisogna sempre ricordare che un arbitro può condurre bene un incontro se ha un buon aiuto, la correttezza, l’impegno leale” dei giocatori, ha sottolineato il capo dello Stato. “Anche gli arbitri possono commettere errori però vanno aiutati dai protagonisti. Quando un arbitro non si nota vuol dire che i protagonisti stanno svolgendo alla perfezione il loro compito e un buon arbitro, generalmente, spera di non essere mai notato”.
Davanti al capo dello Stato era intervenuto poco prima il capitano e portiere della Juventus Gigi Buffon: “Non è compito mio entrare nel merito della politica”, ha detto, “quello che le chiedono tutti gli italiani è di renderci orgogliosi e di avere fiducia per un futuro migliore sotto tutti i punti di vista. Lo meritiamo noi italiani per la storia che abbiamo. L’Italia non può essere una nazione mediocre”. E ha concluso: “Siamo stati sempre un’eccellenza in tantissime cose e dovremo continuare ad esserlo e per questo ci affidiamo a persone di valore come lei”.