“Il centrosinistra deve tentare di costruire un’alternativa“. Dopo 65 giorni di consultazioni, il suo partito è nel guado e la linea che aveva scelto durante le consultazioni è stata sconfessata da Matteo Renzi in televisione facendo assomigliare la sua carica di “segretario reggente” più a quella di un funzionario che non di un capo politico. Ma Maurizio Martina non molla. E approfitta dello stallo nella formazione di un esecutivo per rilanciare l’idea di un centrosinistra che “dovrà chiamare a raccolta tante energie e dovrà provare a giocarsi un’alternativa rispetto a queste forze qui. Dobbiamo fare insieme lavoro di tenuta e di rilancio”. L’appello all’unità rivolto al suo Pd e agli ex alleati è arrivato durante il programma Circo Massimo di Radio Capital. Mano tesa, dunque, ai transfughi dem di Mdp, agli esponenti di Sinistra italiana (tutti confluiti in Liberi e uguali) e alle formazioni extra-parlamentari. Una giravolta rispetto ai mesi precedenti al 4 marzo, nonostante una somma delle parti del rinato “centrosinistra”, sondaggi alla mano, oggi non arriverebbe neanche al 30 per cento.
Gli fa eco Roberto Speranza, deputato di Leu, che però pretende un “azzeramento” del Partito democratico. “Il rischio concreto è che le prossime elezioni portino l’Italia in un bipolarismo M5s-centrodestra. Con tutto il fronte progressista fuori dai giochi. La situazione è così grave che impone ai soggetti di questa area di azzerare e ricostruire tutto”, ha dichiarato. “Sinceramente non mi pare che nel Pd abbiano compreso il messaggio arrivato il 4 marzo dalle urne – ha aggiunto – Sono ancora imprigionati negli errori degli ultimi anni. Quel progetto, nato dieci anni fa, è fallito“. Ma, continua il deputato, “anche Leu deve cambiare profondamente, nelle proposte e nei gruppi dirigenti”.
Un’ipotesi di coalizione, questa, che potrà essere realizzata solo con un segretario del Pd nel pieno delle sue funzioni. Che verrà nominato nella prossima assemblea nazionale. È per questo – e per discutere della linea da adottare dopo la fine del terzo giro di consultazioni con il presidente Sergio Mattarella – che Martina ha tenuto una riunione al Nazareno con i principali big del partito. Presenti, fra gli altri, Lorenzo Guerini, i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, i ministri uscenti Andrea Orlando e Dario Franceschini, Gianni Cuperlo, Marco Minniti, Piero Fassino, Roberto Giachetti e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. La data ipotizzata per l’assemblea è quella di sabato 19 maggio. O, in alternativa, sabato 26.
A Radio Capital Martina ha commentato anche la chiusura di Lega e Movimento 5 stelle alla proposta del Quirinale di votare la fiducia a un governo “neutrale” e “di garanzia”. “Deve essere chiaro a tutti che siamo di fronte al fallimento politico dei cosiddetti vincitori del 4 marzo che hanno lasciato l’Italia nel guado. È evidente dopo gli ultimi sviluppi che lo scenario di un voto a breve nessuno lo può scartare”, ha aggiunto il leader del Pd. “Mi auguro che in queste ore riflettano e provino a fare un passo verso la responsabilità. Altrimenti ci dovremo preparare”. Finora, infatti, soltanto i dem hanno accolto con favore la decisione del presidente della Repubblica di provare a far partire un “governo neutrale”.
“Nessuno può scartare lo scenario di un voto a breve”, continua Martina, ma è “irrispettoso che due leader si trovino e ipotizzino la data del voto, ci sono regole istituzionali, non si è mai vista una cosa del genere”. Qualora l’esecutivo proposto dal Colle non trovasse i voti in Parlamento, però, lo scenario più probabile è lo scioglimento delle Camere. Con elezioni fissate in pieno luglio. E di fronte a questa eventualità, insiste il reggente del Pd, “il centrosinistra deve prepararsi e costruire un’alternativa ai 5 stelle”. Come? Martina rimanda tutto all’assemblea nazionale del partito, in cui si deciderà il nuovo segretario (“Gentiloni? È una personalità di primissimo piano, ma non lo strattoniamo ogni ora”, aggiunge). Perché, “se si vota a luglio non ci sarà tempo per le primarie“. Un passaggio cruciale anche per le nuove liste elettorali. Si può già immaginare, allora, visti i rapporti di forza esistenti fra le correnti dem, quale sarà la linea prevalente del partito. E chi proverà a dettata.