Non voleva creare clamore né danneggiare l’amministrazione di Torino. Per questo oggi Luca Pasquaretta, portavoce della sindaca Chiara Appendino, ha restituito i 5mila euro ottenuti per un suo incarico al fianco di Massimo Bray, presidente del Salone del libro, svolto nel maggio 2017 per quindici giorni. Lo ha fatto dopo il dibattito in consiglio comunale, al termine del quale lo stesso gruppo consiliare del M5s aveva giudicato come “inopportuno” quel lavoro. A quel giudizio, poi, si era aggiunto anche quello molto severo di Davide Bono, il primo grillino eletto a Torino: “Imbarazzo e disappunto – ha scritto su Facebook il consigliere regionale -. E non è la prima volta…”. Un messaggio che lascia intuire qualche dissapore interno.
“Come già affermato dagli uffici, la prestazione finita al centro delle polemiche in questi giorni fu regolarmente autorizzata e, come ribadito dal vicepresidente della Fondazione, fu da me svolta ‘a testa bassa’, col massimo impegno e dedizione”, ha premesso Pasquaretta in una nota. Lunedì sera, infatti, Mario Montalcini aveva spiegato all’Ansa che “nelle giornate complesse del Salone del Libro dell’anno scorso, come sono sempre le giornate di un evento del genere, qualcuno doveva coprire il ruolo di coordinatore delle presenze istituzionali”. Montalcini, ora componente della cabina di regia del Salone del libro, ha poi aggiunto di aver firmato il bonifico del pagamento per il lavoro “che Pasquaretta ha fatto a testa bassa, senza risparmiarsi”.
“Il pagamento della stessa è avvenuto, come per molti altri, prima che emergessero i problemi ormai noti della Fondazione”, aggiunge ora il portavoce della sindaca ribadendo la correttezza formale e l’assenza di vie preferenziali nei suoi confronti a discapito di molti dipendenti e creditori della fondazione. “Nonostante queste premesse, in data odierna ho maturato la decisione di effettuare un bonifico al liquidatore della Fondazione, pari all’importo del lavoro prestato per la scorsa edizione”, aggiunge. “Non ho mai ritenuto che tale collaborazione potesse scatenare tanto clamore e – aggiunge – non era assolutamente mia intenzione creare alcun problema alla sindaca e all’amministrazione”.
Il gesto, però, non placa le polemiche. Il capogruppo Pd Stefano Lo Russo ha potuto visionare le “timbrature” del badge di Pasquaretta nel periodo tra il 16 e il 31 maggio 2017, dalle quali risulta che il portavoce abbia lavorato in Comune per 160 ore, quasi dieci ore al giorno, sabato e domenica incluse, senza ottenere straordinari. A queste, poi, si aggiungono il monte di 80 ore al massimo previste dal contratto di collaborazione con il Salone del libro, più di cinque ore al giorno. Su tutto questo dovranno far luce i carabinieri della procura di Torino che hanno acquisito la documentazione.