Festival di Cannes 2018

Cannes 2018, quattro premi Oscar per la Croisette: Ashard Farhadi dirige Penélope Cruz e Javier Bardem in Todos lo saben

Dramma famigliare con elementi di thriller ambientato in un piccolo borgo di campagna vicino a Madrid, il film parte dalla celebrazione di un matrimonio per volgere alla tragedia rappresentata da una sparizione.

di Anna Maria Pasetti

Todos lo quieren. Talento e umanità come di rado accade, Asghar Farhadi è amato da tutti. E nulla è cambiato dopo due Oscar e la designazione del suo film quale titolo di apertura del 71o Festival di Cannes: il regista iraniano continua a trasmettere quella sana umiltà di cui tanto bisogno c’è nello show biz. Impreziosito dalla coppia d’oro del cinema spagnolo – Penélope Cruz e Javier Bardem – Todos lo saben è un’opera totalmente spagnola anzi, come aggiunge Bardem “Asghar ha fatto un film più spagnolo di tanti registi spagnoli!”.

Nessuno stupore, in realtà, dal momento che Farhadi aveva già  dato prova con Il passato di sentirsi a proprio agio in ogni cultura e lingua, anche senza conoscerla. D’altra parte “gli esseri umani non differiscono molto fra loro” è la convinzione del cineasta e come dargli torto. “Focalizzo sempre su quanto è universale. Certamente è sempre difficile trasporre, tradurre. Ho lavorato all’estero già altre volte, ma a differenza di quanto accadeva ne Le passé, qui sapevo che avrei scritto la storia per Penélope e Javier, quindi sapevo con chi avevo a che fare. In cinque anni di preparazione e viaggi, loro mi hanno aiutato molto più di altri attori stranieri  ed stato meraviglioso scoprire questa coppia di professionisti, premi Oscar, che come nessun altro al mondo riesce a separare vita privata e pubblica. Siamo diventati amici, la loro famiglia, la serenità che si respira a casa loro coi bambini, assomiglia molto alla mia, ci rispecchiamo”. Insomma, un clima low profile a prescindere dai ben quattro Oscar vinti dai tre, che aumentano se si considera quelli meritati nei film recitati in passato dall’interprete argentino Ricardo Darin, il terzo protagonista del film.

Da parte loro, Cruz e Bardem – apparsi belli, complici e disponibili – non possono che ricambiare complimenti sinceri, osannando un autore che “sa ascoltare, imparare, assorbire come una spugna, non dorme mai perché studia sempre, è attento a ogni dettaglio ed è di una gentilezza pari solo alla sua intelligenza e cultura”.

Dramma famigliare con elementi di thriller ambientato in un piccolo borgo di campagna vicino a Madrid, Todos lo saben parte dalla celebrazione di un matrimonio per volgere alla tragedia rappresentata da una sparizione. Al centro é Laura (Cruz) tornata per l’occasione nel luogo natio dall’Argentina dove vive sposata da anni con Alejandro (Darin): improvvisamente la donna deve confrontarsi con un passato ingombrante necessario a risolvere un traumatico presente.

Il vero punto di vista però è Paco (Bardem, il migliore di un cast comunque notevole) il cui personaggio risulta per complessità il più interesssante è riuscito dell’insieme. Per quanto “farahdiano” per alcune scelte formali (l’uso dello spazio e del tempo (“ne sono ossessionato”)) e tematiche (relazioni famigliari, il passato che mette in discussione il presente, le sparizioni, le conversazioni serrate, la responsabilità delle scelte e – non per ultimo – la paternità), all’ottavo film del regista iraniano sembra mancare quell’ambiguità di fondo che solitamente definisce una delle cifre del suo cinema. In altre parole, tutto appare troppo “dato” e spiegato, e le risposte superano in quantità le domande: una considerazione questa in contraddizione con quanto da sempre Farhadi va predicando. E questo a smentire persino le dichiarazioni dello stesso cineasta che ribadisce anche quanto per quest’opera fosse fondamentale “aprire nuove porte e non chiuderne”.

Il film uscirà in quasi tutto il mondo (in Italia per Lucky Red, fra i comproduttori) incluso l’Iran. E a tal proposito Farhadi ha colto l’occasione della platea mondiale di Cannes per sostenere il suo collega e connazionale Jafar Panahi, anch’egli concorrente alla 71ma edizione ma notoriamente impossibilitato dal regime di lasciare il Paese: “Ho parlato ieri con Jafar, lo rispetto molto come persona e artista, continuo a sperare possa ottenere il permesso di raggiungere Cannes perché solo di persona può sentir l’accoglienza al suo film. Mando questo appello nella speranza possa contribuire alla causa. Pe me é strano essere qui e sapere che lui non ci sarà”.

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