Una cosa è certa: il pericolo più grande per chi vive a Roma non è l’alto rischio di attentati terroristici, bensì quello – altissimo – di finire inceneriti, in pieno centro storico, dentro un autobus dell’Atac che non viene revisionato da anni, di sprofondare in una voragine che si apre all’improvviso nell’asfalto, di prendere una buca col motorino sulla strada del mare e morire sul colpo oppure di prendere un caffè nel bar sbagliato al momento sbagliato e subire un’aggressione violenta da parte di alcuni componenti di un clan criminale della zona.
Per la verità, il suo attentato più disastroso Roma lo ha già subìto. Malcostume e malgoverno hanno avuto la meglio, ora fanno e disfano a loro piacimento. Hanno avviluppato Roma con viscidi tentacoli, stritolandola nella loro morsa, ancora e ancora. E lentamente le hanno tolto il respiro.
Roma è diventata il fantasma di sé, svilita fino all’inverosimile. Sporca e sciatta, non sembra più lei. Come una bella donna violata e picchiata selvaggiamente, giace inerme sul terreno, aspettando solo di morire per non soffrire più. E chi passa di lì non fa nulla, non cerca di aiutarla a rialzarsi, non chiama i soccorsi, non prova pietà. La guarda morire lentamente, sperando di cancellare presto la sua triste immagine dalla mente per non rischiare, una volta tornati a casa, di sentirsi troppo in colpa.
Perdonami figlia mia, avrei voluto mostrarti la bellezza infinita di questa città, ma di questo passo, dovrò solo provare a raccontartela. Spero solo che tu mi creda.