La 25enne italo-pakistana non è morta per cause naturali, come sostenuto in un primo momento dalla famiglia. Sul caso è intervenuta Paola Vilardi, consigliere comunale di Brescia, che ha chiesto il ritorno della salma in Italia
La morte di Sana Cheema, la 25enne ritrovata senza vita in Pakistan il 18 aprile scorso, è stata causata dalla rottura dell’osso del collo. L’autopsia sul corpo della ragazza italo-pakistana, eseguito da un laboratorio forense del Punjab dopo la riesumazione del corpo, ha escluso il decesso per cause naturali. L’ipotesi è quella che sia stata strangolata. Il padre e il fratello della ragazza, ha riferito l’ispettore di polizia Furqan Shahzad, rischiano la pena di morte, mentre lo zio rimane sotto inchiesta.
Il 24 aprile scorso le autorità pakistane hanno arrestato il padre, lo zio e il fratello di Sana Cheema mentre cercavano di fuggire in Iran. I familiari si sono sempre difesi dicendo che la ragazza era morta per motivi naturali, ma secondo gli inquirenti è stata uccisa perché aveva rifiutato le nozze con un parente. La ragazza aveva la doppia cittadinanza italiana e pakistana ed è cresciuta a Brescia. Era tornata in Pakistan da alcuni mesi e secondo le ricostruzioni è stata uccisa il giorno prima di rientrare in Italia.
“Oggi abbiamo la triste conferma: Sana è stata uccisa. Ora Brescia vuole giustizia”, ha dichiarato Paola Vilardi, consigliere comunale della città lombarda e candidato sindaco del centrodestra. “Chiedo ufficialmente al primo cittadino di attivarsi affinché la salma di questa giovane ragazza venga riportata nella nostra città. Durante l’ultimo Consiglio comunale avevo chiesto un minuto di silenzio per la morte della giovane Sana. Le femministe di sinistra l’hanno scandalosamente negato”, ha aggiunto Vilardi. “Per loro è un tabù parlare di Islam radicale. Su questo tema sono rimaste in silenzio, dimostrando una ipocrisia senza precedenti”.