Il 56enne, condannato in vai definitiva, testimone nel processo a Gilberto Cavallini, ha cominciato un dialogo con Anna Pizzirani, vicepresidente delle vittime della Strage del 2 agosto: "Se lo sta dicendo da solo"
“Sono l’ottantaseiesima vittima”. Parole di Luigi Ciavardini, condannato per l’attentato del 2 agosto 1980, durante una pausa del processo a Gilberto Cavallini, davanti a una parente delle vittime: “Forse siamo 89. Possiamo inserire anche tutti gli altri condannati per questo processo che stanno pagando ancora l’onta di questa offesa. Non togliamo nulla al nostro passato, ma per questa strage non abbiamo nessun tipo di colpevolezza. Tutte le volte che vedo le immagini di Bologna in televisione mi fanno dire che chiunque ha fatto quel reato è una m…. d’uomo” ha aggiunto Ciavardini lo ha detto, parlando con Anna Pizzirani, vicepresidente delle vittime della Strage del 2 agosto, in una pausa dell’udienza in cui l’ex Nar, condannato in via definitiva, è chiamato a testimoniare. “Se lo sta dicendo da solo”, ha replicato lei. A 38 anni dalla bomba alla stazione e 11 anni dopo la sentenza della Cassazione che lo ha riconosciuto come uno dei responsabili dell’attentato, Ciavardini sarà testimone. L’ex Nar, che all’epoca dei fatti era minorenne, oggi ha 56 anni e dopo una condanna a 30 anni dal 2009 è in semilibertà.
Durante il dialogo, Pizzirani ha ricordato di aver seguito tutto il processo. “Fu chiesta la mia archiviazione, fui assolto in primo grado”, ha detto Ciavardini. “Io ero in aula quando fu emesso il verdetto”, ha risposto Anna Pizzirani. “Siamo arrivati a un punto – ha detto allora Ciavardini – in cui stiamo discutendo un altro processo e abbiamo scontato quella pena. L’ho fatto a testa alta, la mia innocenza è completa. Con rispetto a quello che ha provato, al suo dolore”. “Strano – la risposta – le carte processuali dicono diversamente”. “Io non sono ancora tranquilla, mia figlia ha cambiato il carattere”. Lui: “Condivido il suo dispiacere”. Ciavardini ha aggiunto anche di poter giurare sulla propria innocenza: “Lo posso giurare su quanto di buono abbiamo fatto. Non si giura mai sui figli, in questo momento per gli italiani forse è importante dire che c’è un valore aggiunto che sono i figli”. “Si metta nei panni di un genitore e delle 85 vittime e 200 feriti”, ha detto Anna Pizzirani, vicepresidente dell’associazione familiari vittime della Strage di Bologna.
In aula invece Ciavardini è stato zitto rifiutandosi di rispondere ad alcune domande: “Lei ha detto che è innocente, ma chi è innocente grida la propria verità. Lei invece è reticente e sta rischiando una incriminazione per testimonianza reticente continuata” ha detto Michele Leoni, presidente della corte di Assise di Bologna. L’ex Nar si è rifiutato di rispondere in particolare a tre domande rivoltegli dal pm e poi riprese anche dal giudice: Chi lo ospitò a Villorba di Treviso attorno al 2 agosto? Chi gli diede un documento falso che poi utilizzò e chi gli diede un motorino per spostarsi in quei giorni? A questo punto l’avvocato Alessandro Pellegrini, che difende Cavallini, è intervenuto dicendo che l’accusa “continuava a fare sempre le stesse domande” e chiedendo di far finire un intervento all’avvocato di Ciavardini, testimone assistito. Gli animi si sono scaldati con toni alti e Leoni ha sospeso l’udienza cinque minuti. “Abbiamo chiesto il verbale della testimonianza di Ciavardini per iscriverlo per il reato di rifiuto di testimonianza” ha detto il pm Enrico Cieri, al termine dell’udienza.