Nave Alpino, la fregata italiana della Marina Militare (Fremm, Fregata Europea Multi Missione, Classe Bergamini) prosegue tra le Azzorre e il Portogallo le ricerche dei naufraghi del Bright, l’imbarcazione italiana a vela da cui il 2 maggio scorso è partito il segnale di richiesta di soccorso e di cui, da allora, non si sono avute più notizie. A coadiuvare le ricerche della nave, comandata dal Capitano di fregata Davide da Pozzo, i ricercatori italiani del Cnr (Ismar Venezia e Lamma Firenze) che hanno proseguito nel lavoro di circoscrizione dell’area dove concentrare gli sforzi basandosi sui modelli statistici previsionali influenzati da onde, correnti e vento. Il mare forza 4, con circa due metri di onda, non agevola ma non impedisce le ricerche in un’area che, giorno dopo giorno, si fa potenzialmente più vasta (circa 1600 miglia quadrate, un’area non dissimile dalla Valle d’Aosta, per intenderci).
Proprio per questo, l’azione degli scienziati del Cnr potrebbe rivelarsi essenziale. Il risultato del lavoro svolto ieri dai ricercatori corregge e precisa la prima posizione potenziale della zattera, diffusa il 7 maggio. Partendo dall’ora e dal punto nave ultimo rilevato: 37°34.1’N, 17°57.3’W, delle ore 13:42 UTC del 2 maggio 2018 (il messaggio di soccorso lanciato dall’Epirb di bordo del Bright) è assai possibile, secondo i ricercatori Cnr-Ismar e Cnr-Lamma, che l’eventuale zattera con a bordo i naufraghi si trovi nell’area circostante il punto nave 34°48’N, 18°58’W.
Fonte – CNR LAMMA Firenze
Nell’immagine qui sopra (elaborata da Lamma Firenze) si vede una zona rossa, dove è possibile che sia finita la zattera senza governo o vela o altra propulsione, solo per l’effetto di venti, correnti e in base ai giorni ormai trascorsi. Al centro di quella zona, ci sono dei punti neri, quelli a probabilità più elevata, comunicati ieri in tempo reale alla Marina Militare. Il punto su cui concentrare le ricerche è dunque lì, cioè a circa 148 miglia in direzione nord-nordovest di Madeira.
I ricercatori, tuttavia, mettono in guardia. Mancano studi sperimentali su come navighi quel preciso oggetto, cioè la zattera autogonfiabile di salvataggio, con quella forma e quel peso. Mancano inoltre molte informazioni precise su vento e onda, che influiscono molto sugli oggetti senza propulsione in superficie. Inoltre, i modelli stessi utilizzati presentano, per definizione, un certo grado di incertezza. Insomma, il lavoro dei ricercatori è stato, ed è, tutt’altro che semplice.
Quel che è successo nei giorni scorsi è comunque molto importante. Alla notizia che le unità militari portoghesi stavano abbandonando le ricerche, la partecipazione sul web si è fatta enorme. Velisti, appassionati, o anche persone che nulla hanno a che fare col mare, hanno iniziato a comunicare, pubblicare appelli, postare raccolte di firme trepidando e chiedendo che non si abbandonassero le attività di soccorso. La Farnesina ha premuto perché il Portogallo riprendesse le ricerche e la Marina Militare italiana ha fatto suo l’appello diffuso sul web, dirottando Nave Alpino nel teatro delle operazioni. E anche Cnr-Ismar Venezia e Cnr-Lamma Firenze, dunque i nostri massimi esperti nello studio di onde, mare, correnti, vento, sono entrati in gioco per studiare e tentare di coadiuvare le ricerche circoscrivendo, su base scientifica, l’area dove presumibilmente potrebbe essere derivata la zattera di salvataggio.
Le speranze non vengono meno. L’attesa di una buona notizia prosegue.