Negli ultimi due anni e mezzo è il quinto arresto per atti di pedofilia all'interno del complesso residenziale alle porte di Napoli: è lo stesso posto finito sotto i riflettori per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni più volte stuprata e poi uccisa dal vicino di casa Raimondo Caputo, condannato all’ergastolo il 7 luglio scorso
L’orrore si ripete. Sempre al Parco Verde di Caivano, a Napoli. Negando la fanciullezza a un’altra bambina. Un uomo di 28 anni è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale ai danni della nipote. La ragazzina, che oggi ha 15 anni, avrebbe subìto abusi per anni. Si è confidata prima con un’amica e poi con un’assistente sociale. La madre dell’adolescente ha sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di Casoria, che hanno fatto scattare l’indagine. Il 28enne risiede nello stesso complesso di edilizia popolare finito sotto i riflettori per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni più volte stuprata e poi uccisa dal vicino di casa Raimondo Caputo, condannato all’ergastolo il 7 luglio scorso. Non ci sarebbero rapporti di parentela tra l’uomo arrestato e la famiglia di Fortuna. Di fatto quest’ennesima storia di abusi riapre una ferita mai rimarginata e porta a interrogativi a cui non si è mai trovata una risposta. “Non posso dirmi meravigliato” ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Paolino Bonavita, legale di Raimondo Caputo. L’avvocato resta dell’opinione che l’ergastolo a Caputo sia stata “una sentenza mediatica” che non ha chiarito fino in fondo le dinamiche e le vicende che si sono intrecciate negli anni al Parco Verde e che hanno avuto come vittime diversi bambini.
L’INCHIESTA E L’ARRESTO – Gli ultimi abusi raccontati sarebbero avvenuti fino a marzo 2017, ed erano cominciati quando la ragazzina aveva meno di 14 anni. È stata l’amica alla quale ha deciso di confidare il suo segreto a consigliarle di parlarne con l’assistente sociale responsabile di una onlus per minori e famiglie frequentata dalla stessa ragazzina. Una volta venuta a conoscenza dell’accaduto, la professionista ha convocato la madre della 15enne e, per la prima volta, la giovane ha parlato di quegli abusi alla donna, confermando tutte le accuse ai magistrati della Procura di Napoli Nord. Nel corso dell’indagine sono state disposte diverse verifiche, anche cliniche, che hanno permesso di accertare le violenze sessuali sulla ragazzina, confermandone l’attendibilità. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura è stata eseguita questa mattina dai militari.
TRA POCHI GIORNI SI TORNA IN AULA – Tutto questo avviene a pochi giorni dalla prima udienza del processo di appello che vede imputato Raimondo Caputo e che si svolgerà il prossimo 22 maggio. A luglio 2017 la quinta sezione della Corte d’Assise di Napoli ha condannato Caputo al fine pena mai, tredici mesi di isolamento e 14 anni per le violenze sessuali che sconterà nel corso dell’ergastolo. Dieci anni di carcere, invece, all’ex compagna Marianna Fabozzi. Caputo era accusato di aver violentato e ucciso Fortuna e di aver abusato sessualmente di due delle tre figlie minori dell’ex compagna, mentre Mariana Fabozzi era imputata per non aver impedito le violenze su una delle sue bimbe, che pure le aveva raccontato tutto. La donna è anche indagata per l’omicidio del figlio, Antonio Giglio, il bimbo di 4 anni morto il 27 aprile 2013 dopo essere precipitato dalla finestra dell’abitazione dei nonni materni, al settimo piano dell’isolato 3 del Parco Verde. L’appartamento dove è stata vista per l’ultima volta anche Fortuna.
LE OMBRE DEL PARCO VERDE – In aula si tornerà con una serie di circostanze ancora da chiarire, al di là della presunta colpevolezza di Caputo nell’omicidio di Fortuna. “Nel corso del procedimento di primo grado – ricorda l’avvocato Bonavita – l’imputato ha parlato di un vero e proprio ‘giro’ di minori gestito da adulti e ha fatto dei nomi, ma queste circostanze non sono mai state approfondite”. Lo stesso legale, dopo il verdetto, ha commentato la decisione dei giudici facendo riferimento a una presunta rete di pedofili che agirebbe tra quegli edifici popolari. E c’è chi, dopo l’omicidio di Fortuna, quel parco lo ha anche lasciato per allontanarsi, forse, dai riflettori. Di una rete di pedofili sempre attiva ha parlato anche l’avvocato Angelo Pisani, che insieme al fratello Sergio assiste il padre di Fortuna, Pietro Loffredo. Di fatto, con quello di oggi, salgono a cinque gli arresti per pedofilia di persone residenti al Parco Verde di Caivano, per fatti accaduti negli ultimi due anni e mezzo all’interno dell’esteso complesso residenziale. Prima di Caputo e della Fabozzi, era finita in carcere per pedofilia un’altra coppia, accusata di aver abusato della propria figlia, di 12 anni. “Nonostante gli orrori registrati non cambia nulla al Parco Verde” spiega Angelo Pisani. Il processo riprende, dunque, ma l’omicidio di Fortuna non è l’unica verità a cui dare un volto.