Secondo i segretari generali di Fim, Uilm e Fiom "gli esuberi restano" e "Mittal non si è mossa di un millimetro". Calenda: "Fatto tutto il possibile per salvaguardare l'occupazione, gli investimenti ambientali e produttivi anche attraverso un enorme ammontare di risorse pubbliche. Il dossier passa al nuovo governo”
Nulla di fatto all’ultimo incontro tra governo, sindacati e azienda sul futuro dei lavoratori dell’Ilva dopo la cessione alla cordata guidata da ArcelorMittal. La trattativa sulla nuova bozza di accordo non partirà nemmeno: i segretari generali di Fim, Uilm e Fiom hanno lasciato il tavolo parlando di “testo non condivisibile” perché “gli esuberi restano” e “Mittal non si è mossa di un millimetro”. La nuova proposta del ministero dello Sviluppo guidato dall’uscente Carlo Calenda prevedeva che tutti i dipendenti avessero a fine piano “garanzia di continuità occupazionale a tempo indeterminato“. Ma secondo i sindacati poco sarebbe cambiato rispetto a quanto previsto dal contratto di acquisto siglato da AmInvestco, in base al quale a conclusione del piano industriale solo 8.500 lavoratori sarebbero rimasti alle dirette dipendenze del gruppo.
Infatti 1.500 addetti a tempo pieno avrebbero dovuto essere trasferiti a una nuova società di servizi denominata “Società per Taranto” costituita da Ilva e Invitalia. Invitalia avrebbe poi dovuto individuare “soluzioni per dare prospettive stabili a tempo indeterminato ai lavoratori rimasti in carico all’amministrazione straordinaria”. Qualora a 12 mesi del termine previsto per la realizzazione del piano ambientale e industriale rimanessero lavoratori senza prospettiva occupazionale stabile, spiegava ancora la bozza, Invitalia attraverso la newco e la società per Cornigliano si sarebbe impegnata “ad individuare le soluzioni in grado di dare prospettive occupazionali stabili a tempo indeterminato ai lavoratori rimasti in carica all’amministrazione straordinaria”. Per altri 2.300 dipendenti era previsto che rimanessero in capo alla vecchia Ilva con 200 milioni di euro stanziati per esodi volontari con doti fino a 100mila euro e 5 anni di cassa integrazione.
“Nella proposta non ci sono cambiamenti da parte di Mittal – ha detto la leader Fiom Francesca Re David – il problema è che tutto il negoziato è condizionato dal contratto di affitto. La trattativa è bloccata da questo contratto”. Il segretario generale dei metalmeccanici ha anche sottolineato che “Mittal non ha bisogno di un accordo sindacale per acquisire l’Ilva, l’accordo è solo vincolante per averla alle condizioni imposte dalla società. Noi non potremmo mai firmare un accordo che poi ci viene bocciato dai lavoratori”. “Per noi è importante andare avanti”, ha auspicato invece il segretario generale della Uilm Rocco Palombella “ma non si può trattare con i diktat. Gli esuberi vengono confermati a 4000 circa con la creazione di due società più il mantenimento dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Affidiamo alla responsabilità del governo, che per noi è ancora un valido interlocutore, di riconvocare ancora il tavolo”.
Calenda però ha chiuso alla possibilità di nuovi incontri spiegando che a questo punto “il dossier passa al nuovo governo”. Quello uscente “ritiene di aver messo in campo ogni possibile azione e strumento per salvaguardare l’occupazione, gli investimenti ambientali e produttivi anche attraverso un enorme ammontare di risorse pubbliche”, ha commentato dal canto suo Calenda ricordando come fino ad oggi il governo abbia finanziato l’Ilva in amministrazione straordinaria con circa 900 milioni di euro e come l’offerta di Mittal preveda investimenti per 2,4 miliardi a cui si aggiungono 1,8 miliardi di prezzo “che servono anche a rimborsare lo Stato e l’indotto”.