La prima Corte d’Assise d’Appello ha condannato a 30 anni Vincenzo Paduano, il 28enne accusato di avere strangolato e poi dato alle fiamme nel maggio del 2016 a Roma la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio. Una pena ridotta rispetto alla sentenza di ergastolo pronunciata al termine del processo di primo grado. Come sottolineato dall’avvocato di parte civile Nicodemo Gentile, “il reato di minacce è stato ‘assorbito’ dai reati più gravi, ma si tratta di una sostanziale conferma del primo grado”.
Il delitto è avvenuto la notte del 29 maggio 2016. Secondo la ricostruzione della Corte, Paduano ha strangolato la sua ex ragazza in una strada isolata della periferia di Roma. Poi ha dato fuoco all’auto “per cancellare tutto” ed è scappato. Un femminicidio, sottolineano i giudici, anticipato da giorni di minacce e stalking nei confronti di Sara e del suo nuovo fidanzato Alessandro. Nelle ultime udienze il giovane ha chiesto scusa “a Sara e alla sua famiglia” e ha dichiarato di “vergognarsi profondamente per quello che ho fatto: mi sono macchiato della peggiore azione che un uomo possa fare e per questo mi definisco un mostro“.
Soddisfatta della sentenza Concetta Raccuia, la madre di Sara. “30 anni di reclusione per un ragazzo così giovane sono tantissimi. I giudici hanno ritenuto così e va bene”. Ma aggiunge: “Posso sembrare cinica, tuttavia per arrivare a un pentimento dovrà essere aiutato tanto, perché da solo credo non riuscirà ad arrivarci veramente”. Si è detto pronto ad andare in Cassazione, invece, l’avvocato di Paduano Paolo Pirani. “Posso dichiararmi parzialmente soddisfatto per la riduzione della condanna, ma non per il fatto che siano rimaste le aggravanti. Leggeremo le motivazioni“.