Due sono stati tecnicamente in silenzio davanti al gip, gli altri hanno risposto. I quattro arrestati per il raid in un bar della periferia este di Roma hanno scelto strade diverse per affrontare l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Roma Clementina Forleo. C’è chi ha racconta di essere intervenuto per difendere la donna disabile dal pestaggio, chi assicura di non avere minacciato nessuno e chi chiede scusa con la giustizia affermando di non ricordare nulla perché era ubriaco e sotto effetto di droghe. Alfredo e Vincenzo Di Silvio, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ma hanno rilasciato dichiarazioni spontanee, Antonio Casamonica ed Enrico Di Silvio hanno risposto.

Il rampollo del clan Casamonica ha assicurato di avere fatto da paciere, di essere intervenuto per tentare di evitare il pestaggio della donna disabile e di non avere mai attaccato, neanche verbalmente, il gestore del bar. Una versione che si scontra con quanto ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del “Roxy Bar” in cui Casamonica sembra avere un ruolo attivo nel pestaggio.

“Sono stato presente in quel bar – ha sostenuto – solo quando c’era quella donna. Ho provato a separarla da Di Silvio perché lei gli aveva tolto la cinta che si era sfilato ma lui è riuscita a riprenderla”. Casamonica, accusato assieme agli altri tre arrestati di violenza privata, lesioni e danneggiamento con l’aggravante mafiosa, sostiene di non avere mai offeso Roman Marian, gestore dell’esercizio commerciale, perché non era stato servito subito. “Non ho mai detto romeni di merda – ha sostenuto nel corso dell’atto istruttorio a cui ha partecipato anche il pm Giovanni Musarò – sono intervenuto solo per difendere quella donna”.

Dal canto loro i fratelli Di Silvio hanno fornito una ricostruzione diversa. “Mi scuso con la giustizia – ha detto Alfredo -. Ero ubriaco e sotto effetto di droga e non ho capito più nulla di quello che stava succedendo” mentre il fratello maggiore, Vincenzo, ha affermato di essere intervenuto perché era convinto che “il fratello fosse stato aggredito dal barista, io per difenderlo ho tirato un pugno. Ma anche io ho ricevuto qualche colpo, ci sono i referti medici che parlano per me”. Il nonno dei due, Enrico Di Silvio finito ai domiciliari,, ha scelto di rispondere all’interrogatorio confermando di essere andato nel bar due giorni dopo l’aggressione. “Andavo sempre lì a fare colazione, e quando ho visto la titolare dell’attività le ho detto: “Cosa hanno fatto i miei nipoti?“, lei mi ha risposto ‘ho fatto già tutto’. Io ho provato allora a convincerla a desistere, ma mai in maniera aggressiva. Sempre bonaria, non l’ho minacciata, mai detto “allora vuoi la guerra””.

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