Alla fine l’opuscolo è stato bloccato prima ancora di arrivare sui banchi e tra le mani dei ragazzi. Ma le polemiche rimangono per quella frase, scritta a pagina 45 di un fascicoletto sulla sicurezza stradale destinato alle scuole medie: “Alcune razze sono costituzionalmente meno tolleranti all’alcol della razza bianca”.  Siamo a Treviglio in provincia di Bergamo. Ad accorgersene sono stati dirigenti scolastici dell’istituto, durante la presentazione del libretto. Immediata la segnalazione al Comune, che ha ordinato lo stop. “Abbiamo sospeso tutta la distribuzione di questi opuscoli nelle scuole – ha detto la vicesindaca Pinuccia Prandina – abbiamo ridato tutte le 2mila copie alla società che si è occupata della produzione per poterle ristampare correttamente”. Insomma problema risolto? Non proprio: “Questi opuscoli sono stati già distribuiti in molte scuole nel bergamasco. Non voglio strumentalizzare la cosa, magari gli altri non se ne sono ancora accorti ma andrebbero comunque ritirati”

Dunque come è possibile che quelle parole siano finite, nel 2018, in un opuscolo distribuito in tutta Italia, e volto a sensibilizzare i ragazzi e a insegnare loro come ci si comporta sulla strada? Per capirlo bisogna risalire alla fonte originale, ossia l’Istituto superiore della sanità, l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, un riferimento per tutta Italia. La frase si trova a pagina 64 di un manuale sulla prevenzione degli in incidenti stradali del 2004 e ancora oggi disponibile online . “L’alcol – si legge nel capito dedicato all’alcolemia – viene diluito meno che nell’uomo per una minor presenza di acqua per kg di peso); l’età (è risaputo, per esempio, che l’alcol è poco tollerato fino ai 18 anni, per una fisiologica ridotta capacità del fegato di metabolizzarlo, inoltre l’apparato percettivo in giovane età risulta essere altamente sensibile agli effetti delle sostanze), l’etnia (alcune razze, per esempio i nativi americani, costituzionalmente sono meno tolleranti all’alcol della razza bianca), lo stato di salute psicofisica”.

E infatti è la stessa società produttrice dell’opuscolo, un’azienda di Bergamo, ad ammettere che la frase è stata presa in prestito dalle pagine del Ministero.  “Abbiamo copiato direttamente dal documento dell’Iss – si difendono  non siamo razzisti, pubblichiamo solo articoli verificati e fino a ora non si era mai lamentato nessuno”. In realtà già l’anno scorso, prima del caso di Treviglio, nel Comune di Bergamo qualcuno aveva notato quelle parole e per questo ne aveva chiesto la sostituzione.  “Non potevamo buttare via un’intera produzione per una riga, ma adesso dopo tutto il caos che è successo, saremo costretti a farlo. Anche se questa vicenda, secondo me, è una mera strumentalizzazione politica

 

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