Il giallista, al centro di uno dei casi più controversi di cronaca nera, è il volto scelto dalla tv pubblica per il programma Real Criminal Minds. Condannato a 18 anni per l'omicidio a Padova della sua fidanzata nel 1976, è stato graziato da Oscar Luigi Scalfaro e riabilitato. Il presidente del Consiglio regionale del Veneto: "Siamo alla follia"
Al termine di una delle vicende giudiziarie più lunghe e intricate della storia della Repubblica, venne giudicato colpevole e condannato a 18 anni di carcere. Dopo sei, venne graziato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, tornò in libertà ed è stato riabilitato. Da allora, per Massimo Carlotto, è iniziata la vita da scrittore di gialli e ora è stato ingaggiato dalla Rai come conduttore del programma Real Criminal Minds, una trasmissione ispirata ai crimini di veri serial killer.
Una scelta, quella della tv di Stato, diventata un caso dopo l’annuncio de Il Giornale e l’intervento del presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, che si è detto “indignato”. Perché il 20 gennaio 1976 Carlotto, ex militante di Lotta Continua, venne accusato dell’omicidio della sua fidanzata Margherita Magello. La donna, 24 anni, venne ritrovata seminuda nella sua casa di Padova, uccisa con 59 coltellate. L’uomo, durante il processo, scappò prima in Francia, poi in Spagna e infine in Messico, da dove venne estradato.
L’omicidio non è mai stato chiaro, ma al termine di un lungo iter nelle aule di tribunale, processi rifatti, alcuni terminati con assoluzioni e altri con condanne, Carlotto venne ritenuto colpevole e condannato a 18 anni di carcere. Nel 1993, Scalfaro concesse la grazia su istanza presentata dai genitori: l’uomo, che si è sempre dichiarato innocente, venne scarcerato e il provvedimento del Quirinale estinse la pena e il giallista è stato riabilitato, tra le proteste della famiglia Magello.
Ora la decisione della Rai, che porta il presidente del Consiglio regionale del Veneto a parlare di “scelta improvvida, ingiusta e per molti aspetti insultante” quella di assegnare “un ruolo televisivo pagato con fondi pubblici ad un uomo nella cui casa fu trovata una ragazza assassinata con 59 coltellate, condannato a 18 anni di galera perché non riuscì a dimostrare la sua estraneità nell’aberrante omicidio, latitante all’estero e graziato dall’allora presidente Scalfaro”. Per Ciambetti, “siamo alla follia”.
La trasmissione, in onda su Rai4 dal 18 maggio, è ispirata ai crimini di veri serial killer. E seppure “su quella vicenda non furono mai diradati”, sottolinea Ciambetti, “rimase, di certo, la vita spezzata di una ragazza di 24 anni assassinata in modo barbaro: davanti alla memoria di Margherita Magello, la scelta della Rai di affidare a Carlotto l’introduzione di programmi dedicati agli assassini seriali è agghiacciante e credo che il responsabile di questa scelta debba assumersi le sue responsabilità per quello che è molto più di un errore”.