Non solo nei laghi, nei fiumi e nelle falde ci sono miscele di sostanze chimiche, ma se ne conoscono neppure bene i rischi. E se salgono a 400 i pesticidi ricercati in Italia, sono 259 quelli trovati nelle acque. In quelle superficiali è il glifosate l’erbicida con il maggio numero di superamenti dei limiti di legge. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Ispra ‘Pesticidi nelle Acque’, che presenta i risultati relativi al biennio 2015-2016 sulla base dei dati provenienti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Secondo l’Ispra “è indispensabile incrementare il monitoraggio riguardo a nuove sostanze”. Il rischio a oggi è sottostimato, perché oltre alle centinaia di pesticidi ricercati perché autorizzati sul mercato, bisogna fare i conti anche con gli effetti cumulativi di sostanze che non si usano più da decenni, ma che hanno continuato a contaminare. E questo avviene soprattutto nelle acque sotterranee.
I pesticidi trovati nelle acque – In generale, sono 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee analizzate in Italia nel biennio 2015-2016. Nel 2016 sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (Sqa) nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee. “Gli erbicidi, in particolare, rimangono le sostanze riscontrate con maggiore frequenza – spiega il rapporto – principalmente per le modalità e il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta anche la presenza di fungicidi e insetticidi”. Da sottolineare, però, che le sostanze responsabili della maggior parte dei superamenti normativi (come il glifosate e l’Ampa, l’Atrazina-desetildesisopropil o il metolachlor Esa per citare alcuni esempi) non sono ricercate omogeneamente sul territorio nazionale.
La situazione, regione per regione – La maggior presenza di pesticidi si riscontra nella pianura padano-veneta, dove le indagini sono generalmente più approfondite. Nelle regioni del Nord, infatti, si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio della rete nazionale. Nel resto del Paese la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non ci sono dati sulla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate. Sempre a livello regionale, la presenza dei pesticidi interessa oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterrane è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%.
Si vendono più prodotti fitosanitari – Dopo oltre dieci anni di diminuzione, il rapporto segnala anche un’inversione di tendenza nelle vendite di prodotti fitosanitari, che nel 2015 sono state pari a 136.055 tonnellate, comunque inferiori alle 150mila del 2002 (anno record). “Significativo, invece, il calo delle vendite dei prodotti tossici e molto tossici – spiega l’Ispra – che nel periodo di riferimento segnano un -36,7% rispetto al massimo di oltre 5mila tonnellate raggiunto in passato. Alla diminuzione delle vendite però non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque”. Nel periodo 2003-2016, infatti, oltre al numero delle sostanze trovate aumentano anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi che sono cresciuti di circa il 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee.
La marcia ‘Stop Pesticidi’ – “I dati del rapporto Ispra mettono in luce una situazione sempre più preoccupante che contribuisce in maniera determinate all’inquinamento che ancora oggi grava su fiumi, laghi e falde”, commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, che sottolinea come la strada sia ancora lunga “nonostante la crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e di pratiche sostenibili che stanno dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci, al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli”. Secondo Zampetti “servono strumenti concreti di riduzione e eliminazione dei pesticidi al centro delle misure della nuova Politica agricola comunitaria (Pac) e dei Piani di sviluppo rurale, ancora troppo incentrati sull’agricoltura conservativa che fa largo uso di queste sostanze”. Per chiedere alternative concrete Legambiente aderisce alla Marcia Stop Pesticidi, il corteo che si terrà il 13 maggio a Treviso, Verona e Bolzano.
“Serve uniformare i controlli su tutto il territorio nazionale – aggiunge Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente – attuando quanto previsto dalla legge 132 del 2016 per la protezione dell’ambiente, oltre che investire maggiormente su ricerca e innovazione per l’agroecologia, verso tecniche e metodi di produzione che riducano drasticamente la dipendenza dall’uso di prodotti fitosanitari”. La stessa politica agricola comunitaria non sembra accompagnare questo cambiamento di rotta con la prevista riduzione dei fondi del 26% destinati allo sviluppo rurale. “Così nel nostro Paese si continua a usare in modo indiscriminato una quantità enorme di prodotti fitosanitari, circa 130mila tonnellate all’anno – sottolinea Legambiente – che contengono 400 sostanze diverse, nonostante da quattro anni sia entrato in vigore il Piano nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.