Svelate le caratteristiche tecniche dello sport utility più costoso del mondo, con un listino che parte da 300 mila euro ma può salire vertiginosamente a seconda delle personalizzazioni. Lungo 5,34 metri, sfrutta la base costruttiva della Phantom
Voi, grotteschi proletari arricchiti alla guida delle vostre Cayenne a nafta, fate strada alla nuova trasposizione su quattro ruote del sibaritismo più sfrenato: cedete il passo a sua maestà Rolls-Royce Cullinan. Ebbene sì, dopo Bentley e Lamborghini (e presto anche Ferrari), anche un altro baluardo della tradizione automobilistica cede alla potenza commerciale dei suv: poche ore fa, infatti, la casa inglese ha tolto i veli alla prima sport utility della sua storia.
Un modello in cui ogni minuscolo particolare è fatto (a mano) per essere fra il sontuoso e il regale, come si conviene ad una vera Rolls: niente guizzi stilistici, ci mancherebbe, ma gli stilemi sono inconfondibili. Dalla calandra frontale che ricorda il Partenone alle portiere con apertura ad armadio, passando per la “Spirit of Ecstasy” la celebre statuetta posta all’apice del cofano. Insomma, c’è tutto quel che serve per non passare inosservati.
I numeri, sia quelli tecnici che di listino, sono di grossa taglia: questo bestione è lungo 5,34 metri, pesa 2,7 tonnellate, è spinto da un motore V12 biturbo da 6,75 litri (571 CV di potenza e 850 Nm di coppia motrice) e costa, rullo di tamburi, oltre 300 mila euro. Inutile cercare dirette concorrenti, perché non ce ne sono né per prestigio né per listino.
E, naturalmente, non mancano le opzioni di personalizzazione più disparate, come la “Viewing Suite”: in pratica, si tratta di due seggiole e di un piccolo tavolinetto incorporati nel piano di carico del baule; possono essere estratte per sedersi e, col cofano baule a fare da tetto, utilizzate per scrutare l’infinito mentre ci si chiede perché non si sia nati ancora più ricchi…
Scherzi a parte, la base costruttiva è (ovviamente) di altissimo livello: l’auto sfrutta la piattaforma in alluminio “Architecture of Luxury” – un nome, un perché -, condivisa con la Phantom. Ci sono anche le quattro ruote sterzanti, che in marcia limitano la sensazione di governare un elefante in cristalleria, e l’assetto pneumatico: è collegato a una telecamera stereoscopica che scandaglia la strada per “leggerne” le imperfezioni e adattare costantemente la risposta delle sospensioni, così da accontentare anche le esigenze di comfort di principesse come quella di Hans Christian Andersen.
Peccato solo per il cambio manuale a quattro marce e senza sincronizzatori, che però sarà solo e soltanto un problema del sottopagato chauffeur alla guida. Suvvìa, si scherza ancora: anche lo chauffeur sottopagato, infatti, potrà godere del cambio automatico a otto rapporti, collegato col GPS per funzionare più liscio dell’olio. La trasmissione è completa di trazione integrale, studiata per il fuoristrada più impegnativo: non che serva, perché tanto la Cullinan fuori dall’asfalto non ci andrà probabilmente mai, ma il 4×4 farà comunque bene all’orgoglio del proprietario, intellettualmente tronfio nel sapere di “poterlo fare” e alla grande (l’auto può guadare torrenti profondi oltre mezzo metro).
Il consumo medio omologato è di 15 l/100 km con 341 g/km di emissioni di CO2: insomma, l’auto beve assai e non bada tanto all’ambiente. Ma, in fondo, che importa? Tanto la tiratura del mezzo non sarà certo di massa (anche se i primi 24 mesi di produzione sono già sold-out). Inutile dire che tecnologia e dispositivi di sicurezza sono tutti al top. Meglio quindi fantasticare sulla lista delle dotazioni, che include delizie come il frigo per lo champagne e i vani per flûte, nonché un decanter per whisky. E pensare che la maggior parte delle Cullinan finiranno in Asia (dove, geneticamente, l’alcol lo reggono meno) e nei paesi musulmani degli Emirati Arabi…