“Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così”, che abbiamo noi dopo Benevento – Genoa mentre usciamo dallo stadio, tra saluti e abbracci, come sul finire di una festa, in un misto di allegria e malinconia. Benevento – Genoa per noi, che siamo in fondo alla classifica, è ovviamente l’ultima partita in casa della Serie A e rappresenta l’arrivederci dei tifosi ai giocatori e all’allenatore, alla massima serie, alla stagione più rocambolesca della storia del calcio.
Benevento – Genoa per noi, dicevo, non è un’idea come un’altra e corrisponde anche all’ultima puntata di questa rubrica che ha raccontato, dai gradoni del Vigorito – il Maracanà delle squadre di provincia – tutte le partite casalinghe stilando, giornata dopo giornata, cronache improbabili e un po’ blasfeme per la religione calcistica italiana.
Macaia, scimmia di luce e di follia, foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia. Chi scrive, allora, si congeda e ringrazia di cuore tutte le lettrici e tutti i lettori, chi ha incoraggiato e sostenuto il blog, chi non lo ha fatto, chi voleva che la rubrica non fosse sul Benevento ma sulla Pro Vercelli, chi simpaticamente mi ha rassicurato sull’ego smisurato del quarto uomo.
Grazie a tutte le tifoserie delle altre squadre, in special modo ai tifosi del Torino per il garbo e la solidarietà per i traumi da minuti di recupero, a quelli del Cagliari per i messaggi di scusa per il risultato del match di andata e di ritorno, ai tifosi del Milan per il senso dello humor.
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto Benevento- Genoa, tatararà-tattararatta- tarrararà- tattarararatta-tattarararà taratatà ta-tà.
Grazie a chi ha seguito, da lontano o da vicino, le vicissitudini della squadra giallorossa con il sorriso. È stata indubbiamente una stagione che nessuno di noi dimenticherà e che sarà difficile da eguagliare per estro e imprevedibilità. Un campionato suggellato, nell’epilogo, dai cori e dall’affetto dello stadio del Benevento.
Tacchetti a spillo, la vostra inviata al Vigorito, dunque saluta voi e la massima serie e vi ringrazia per quest’esperimento ai confini con la realtà. È stata un’esperienza bellissima. Grazie davvero per questa cosa “divertente” – per dirla con David Foster Wallace – che non farò mai più.
Ps: l’ultima edizione del Premio Stregone va alla signora bionda che ieri, riconoscendomi, mi ha scongiurato di non menzionarla nel prossimo articolo.