Intervistata da La Repubblica, la ragazza 21enne parla di una "vittoria che non è solo per me, ma per tutte le donne le cui voci contano, e che hanno il diritto di sentirsi al sicuro". Sulla destituzione dei due, decisa venerdì dal ministero della Difesa: "Un provvedimento giusto, mi fa ben sperare per il processo penale"
“Crying for this small win”. Piange per “questa piccola vittoria” una delle due studentesse americane che accusano di stupro i carabinieri Marco Camuffo e Pietro Costa. La piccola vittoria, come la chiama lei, è il “licenziamento” dei due militari, destituiti dal ministero della Difesa su proposta dell’Arma al termine dell’indagine disciplinare aperta dopo la denuncia della scorsa estate.
Intervistata da La Repubblica, la ragazza 21enne parla di una “vittoria che non è solo per me, ma per tutte le donne le cui voci contano, e che hanno il diritto di sentirsi al sicuro non solo in paesi stranieri ma anche tra i rappresentanti onesti della legge”. Un “provvedimento meritato”, dice la studentessa poche ore dopo l’intervento dell’avvocato che difende Camuffo, certo che il processo penale accerterà “che non c’è stata alcuna violenza”.
Il carabiniere, dopo il provvedimento adottato nei suoi confronti, si è definito “devastato”. “Lui si sente devastato? Non so cosa potrei rispondergli – afferma la 21enne a Repubblica – Davvero non mi dispiace per lui“. La ragazza, che ora si trova negli Stati Uniti, dice di aver “sempre creduto che sarebbe stata presa la decisione giusta” e le “fa ben sperare anche in vista di un futuro processo”.
Oltre che di un ‘segnale’ sul tema della violenza sulle donne: “Ogni donna che denuncia, incluse me e la mia amica, aiuta le altre a farsi avanti e a superare le orribili esperienze. Non siamo sole“, conclude la ragazza spiegando che sta “cercando di superare il ricordo e recuperare le mie forze” sostenendo con la sua amica “nei giorni più brutti”.