Ha ottenuto 66 voti a favore e 65 contrari. Decisiva l'astensione del partito radicale della Cup. Esponente dell’ala dura del secessionismo, Torra è stato candidato dal presidente deposto in esilio Puigdemont per controllare la politica della Generalitat da Berlino
A cinque mesi dalle elezioni del 21 dicembre, la Catalogna ha un nuovo presidente: è l’indipendentista Quim Torra, 55 anni, eletto lunedì al secondo turno dal Parlament di Barcellona. Candidato dal presidente deposto in esilio Carles Puigdemont, Torra ha ottenuto i 66 voti dei deputati di Junts x Cat e di Esquerra Repubblicana, le due grandi famiglie dell’indipendentismo. Hanno votato contro i gruppi unionisti e costituzionalisti, da Ciudadanos ai socialisti fino a Podemos, che insieme contano 65 seggi. Non si sono espressi i 4 parlamentari della Cup: il partito indipendentista radicale avrebbe voluto l’elezione di Puigdemont, che però si trova in Germania e se dovesse rimettere piede in Spagna sarebbe arrestato immediatamente con l’accusa di ribellione. La loro astensione non aveva permesso l’elezione di Torra al primo turno, dove è necessaria la maggioranza assoluta.
Il discorso di Torra durante il primo turno di votazioni era stato criticato dal governo nazionale e dalla leader dell’opposizione al parlamento catalano Inés Arrimada: “Il signor Torra non è autocritico, non vuole cambiare rotta, non vuole rettificare la linea o convivere. Vuole lo scontro, un confronto più duro”. Lunedì Torra si è presentato in Parlamento con un tono più conciliante, rivendicando la costruzione di una “repubblica di tutti, di tutti i diritti, dove tutti godono della pienezza dei diritti” e scusandosi per vecchi tweet definiti razzisti nei confronti degli spagnoli. Torra ha comunque confermato l’intenzione di costruire una repubblica catalana, dichiarando la sua lealtà al mandato derivato dal referendum d’indipendenza del 1 ottobre, considerato illegale dal governo di Marian Rajoy.
Torra, avvocato ed editore nato 56 anni fa in un paesino sulla Costa Brava, è considerato un esponente dell’ala dura dell’indipendentismo catalano ma anche del tutto privo di esperienza politica. Ha iniziato a farsi conoscere nei circoli nazionalistici dopo aver fondato una casa editrice specializzata nel recupero di testi di giornalisti catalani della seconda repubblica (1931-1939) e dell’esilio franchista. Ha fatto parte della direzione dell’associazione ANC, responsabile di massicce manifestazioni per la secessione in Catalogna. Nel 2012 è stato nominato responsabile del Born Centro Cultural, spazio architettonico di ‘esaltazione nazionalista’ che esibisce le rovine della Barcellona del 1714 distrutta dalle truppe franco-spagnole della monarchia borbonica.
Molti vedono nella scelta di Torra il tentativo di Puigdemont di mantenere il controllo sulla politica catalana malgrado la permanenza a Berlino e in attesa di un processo di estradizione in Spagna. Torra fu tra i primi ad andare in visita da Puigdemont in Germania dopo il suo arresto a fine di marzo. E lo stesso ex presidente ha precisato in un suo discorso il margine di azione di Torra, definendo il suo compito quello di occuparsi della ‘governance interna’ interfaccia del suo ‘governo catalano’ in esilio.