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Regeni, la mamma Paola e l’avvocato annunciano lo sciopero della fame dopo l’arresto in Egitto dell’attivista Amal Fathy

"Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando Amal non sarà finalmente libera", hanno dichiarato le due donne in un comunicato. Fathy è accusata di terrorismo ed è la moglie di Mohamed Lotfy, il consulente legale al Cairo della famiglia Regeni. La sua incarcerazione è stata decisa a pochi giorni dall'inizio delle operazioni di recupero dei video delle telecamere della metro che hanno ripreso il ricercatore prima del sequestro

“Da donne siamo particolarmente turbate e inquiete per il protrarsi della detenzione di Amal, moglie del nostro consulente legale Lofty direttore dell’Ecrf. Da lunedì inizieremo un digiuno a staffetta chiedendo la sua liberazione immediata“. L’appello è stato lanciato dalla mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, e dall’avvocato della famiglia Alessandra Ballerini per protestare contro l’incarcerazione al Cairo dell’attivista Amal Fathy. La donna, accusata di terrorismo, è sposata con Mohamed Lotfy, il direttore della ong “Commissione egiziana per i diritti e le libertà” (Ecrf) che assiste la famiglia Regeni in Egitto nella battaglia per la verità su Giulio, il ricercatore torturato e ucciso nel febbraio 2016.

“Nessuno deve più pagare per la nostra legittima richiesta di verità sulla scomparsa, le torture e l’uccisione di Giulio”, prosegue il comunicato pubblicato sulla pagina Facebook Giulio siamo noi. “Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando Amal non sarà finalmente libera”. L’attivista egiziana, infatti, come ha spiegato Paola Deffendi in un incontro al Salone del libro di Torino, è accusata di terrorismo. Un reato “che in Egitto può portare all’ergastolo e alla pena di morte“. Da quanto si apprende, la donna è stata fermata dalla Sicurezza egiziana per uno sfogo postato su Facebook.

L’incarcerazione di Amal Fathy è avvenuta in un momento decisivo per la ricerca della verità sulla morte del ricercatore di Fiumicello. E sembra tradire un certo nervosismo da parte delle autorità egiziane. Il 15 maggio sono previste alla presenza dei magistrati della Procura di Roma le operazioni di recupero delle registrazioni delle videocamere di sorveglianza della metropolitana che hanno ripreso Regeni prima del sequestro. Registrazioni che l’Italia chiede da oltre due anni. Per questo, l’avvocato Ballerini ha dichiarato che “se questo è il problema, se ci stiamo avvicinando troppo alla verità, siamo disposti a rinunciare ai video ma liberino immediatamente Amal e la lascino incolume”. Parole che hanno anticipato la decisione di procedere con lo sciopero della fame. Perché, come hanno sottolineato la stessa Ballerini e la mamma di Giulio al termine del comunicato, “noi siamo la loro speranza“.