Innanzitutto ci sono le relazioni delle Questure di Milano e Roma e dei carabinieri di Monza sul "requisito della buona condotta" del leader di Forza Italia dopo l’espiazione della pena per il caso Mediaset che "attestano un comportamento totalmente privo di segnalazioni rilevanti in termini negativi". Per i giudici le "pendenze" penali poi non sono "di per sé ostacolo": l'ex premier è ancora imputato nei diversi procedimenti del Ruby ter e indagato per le stragi del 1993 dalla Procura di Firenze
A chi si chiede ancora perché il Tribunale di sorveglianza di Milano abbia concesso la riabilitazione a Silvio Berlusconi c’è il provvedimento del giudice a spiegare tutto. Innanzitutto ci sono le relazioni delle Questure di Milano e Roma e dei carabinieri di Monza sul “requisito della buona condotta” del leader di Forza Italia dopo l’espiazione della pena per il caso Mediaset che “attestano un comportamento totalmente privo di segnalazioni rilevanti in termini negativi”. Per i giudici le “pendenze” penali poi non sono “di per sé ostacolo”: l’ex premier è ancora imputato nei diversi procedimenti del Ruby ter e indagato per le stragi del 1993 dalla Procura di Firenze.
Nell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, a cui potrebbe opporsi entro 15 giorni in teoria la Procura generale, come già emerso viene dato atto che l’ex premier, tornato candidabile con la riabilitazione, ha versato il risarcimento di 10 milioni e 569mila euro all’Agenzia delle Entrate (anche 34.500 euro di spese legali della parte civile) e che la pena “è stata interamente espiata” con “superamento positivo dell’affidamento in prova” alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone. In più, Berlusconi ha anche pagato “le spese processuali” di circa 1,5 milioni di euro.
Il Tribunale ricorda poi che per accertare la buona condotta “non possono essere presi in considerazione i comportamenti anteriori” – neppure nel caso rivestano “chiara valenza negativa” – ai tre anni successivi all’espiazione della pena. E scrivono che l’ex premier “non ha riportato condanne ulteriori” in questo periodo di tre anni, “neanche per fatti antecedenti rispetto al periodo in valutazione”. E poi le “informazioni di Polizia e dei Carabinieri” redatte tra aprile e il 4 maggio scorso “danno conto di una buona condotta” e non riportano alcuna segnalazione negativa. Solo due denunce del 2013 per diffamazione e “reati di scambio elettorale e truffa”, entrambe archiviate.
I “carichi pendenti” dei procedimenti Ruby ter, in corso a “Milano, Roma e Torino” – nell’atto dei giudici non sono, però, segnalati anche l’altro procedimento Ruby ter in corso a Siena e la vicenda escort-Tarantini a suo carico a Bari – “non escludono di per sé la sussistenza della regolarità della condotta”. E questo anche se, come segnala lo stesso Tribunale, la presunta corruzione in atti giudiziari contestata arriva sino al “28 gennaio 2016”, ossia nel periodo dopo l’espiazione della pena che si è conclusa l’8 marzo 2015. Sul punto, infatti, i giudici hanno seguito la linea della Cassazione secondo la quale “la mera pendenza di un procedimento penale per fatti successivi a quelli per cui è intervenuta la condanna” non è di “ostacolo” in sé all’accoglimento della riabilitazione, perché vale la “presunzione di non colpevolezza”.
C’è poi pendente l’altro ricorso presentato dall’ex Cavaliere contro la decadenza da parlamentare: quello davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha tenuto un’unica udienza il 22 novembre scorso. Per la difesa di Berlusconi la legge Severino ha avuto sulla sua posizione giuridica un effetto retroattivo. La decisione è prevista per il prossimo autunno, quando però il leader di FI potrebbe non averne più necessità ai fini dell’agibilità politica.