“Nel 2019 lo Stato italiano spenderà il 6,4 per cento del pil per la sanità pubblica, una cifra inferiore al livello minimo indicato dall’Ocse per garantire la tutela della salute“. Lo ha ricordato l’assessore al bilancio della Regione Lombardia Davide Caparini, a nome della Conferenza delle Regioni, davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato dove si stanno tenendo nuove audizioni sul Documento di economia e finanza del governo uscente.
I Livelli essenziali di assistenza, cioè tutte le prestazioni offerte dal Sistema sanitario nazionale gratuitamente o tramite ticket, secondo Caparini “non sono più adeguati a quelli di un Paese civile”. Per l’assessore lombardo, “uno Stato democratico di fronte a questo dato si deve interrogare. Si può ancora intervenire sul welfare? Si possono ancora fare dei tagli?”. La proposta delle Regioni, di cui Caparini si fa portavoce, è quella di “aggiornare i contenuti del vecchio patto della salute 2014-2016, stabilizzare la crescita del Fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil e definire un nuovo programma pluriennale di edilizia sanitaria. Bisogna investire in capacità, competenze e infrastrutture”. L’assessore ha poi lamentato i troppi tagli subiti dalle Regioni negli ultimi anni. “Abbiamo già raggiunto il pareggio di bilancio e ora ci state chiedendo un ulteriore taglio di quasi 2,5 miliardi. Ma noi vogliamo rilanciare gli investimenti, questo è il punto fondamentale per rilanciare l’economia”.
Sul tema sono intervenuti in audizione davanti alle commissioni parlamentari anche i sindacati. “Nel Def non si interviene direttamente sul livello del fondo di finanziamento sanitario”, ha detto la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, “ma ci trasciniamo dei tagli dal passato con una riduzione da 600 milioni a partire dall’anno in corso. Questo significa che su alcuni territori abbiamo un problema di tenuta dei sistemi“. Concorda la Cisl, che denuncia la sostanziale immutabilità dei problemi che attraversano il Sistema sanitario nazionale, come “l’insufficienza di risorse”. Va ricordato però che il governo Gentiloni si è limitato a presentare un Def a politiche invariate, mentre il compito di scrivere la parte programmatica è stato lasciato al prossimo esecutivo.