Citizen Go annuncia che la campagna, in vista della Marcia per la Vita del 19 maggio, "si svilupperà ulteriormente". De Petris: "Cartelloni che rappresentano un'offesa gravissima e inaccettabile"
“Gli immediati tentativi di censurare la nostra campagna sono andati a vuoto, dato che non abbiamo usato gli spazi pubblici comunali ma ci siamo affidati a una concessionaria privata“. L’associazione prolife Citizen Go difende i suoi manifesti comparsi a Roma (con lo slogan “L’aborto è la prima causa di femminicidio”) e annuncia che “la campagna si svilupperà ulteriormente, con l’utilizzo di camion-vela in diverse città italiane e con la distribuzione di centinaia di riproduzioni del manifesto ai partecipanti alla prossima Marcia per la Vita, in programma questo sabato a Roma (raduno ore 15 a Piazza della Repubblica)”.
Intanto il Dipartimento sviluppo economico del Campidoglio ha chiesto ai vigili urbani di individuare la localizzazione dei manifesti affinché la polizia locale scriva un report per accertare la regolarità di tutte le affissioni. In base al dossier dei vigili urbani il Campidoglio, che ha già condannato ieri il contenuto dei manifesti, “valuterà se è percorribile la strada della rimozione”, spiega il presidente della Commissione Commercio Andrea Coia.
Dopo le polemiche di ieri, oggi interviene anche la senatrice di Leu Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, che parla di “offesa gravissima e inaccettabile. Questa campagna – aggiunge – oltre ad essere frutto di un’ipocrisia indecente, lancia un’accusa ignobile alle donne che con sofferenza devono affrontare un’interruzione di gravidanza. Bisogna piantarla di ritenere che l’aborto sia una decisione che le donne prendono a cuor leggero, come per assecondare un capriccio“. E ribadisce che “difendere il diritto all’aborto e garantire la corretta applicazione della legge 194″, di cui quest’anno ricorrono i 40 anni dall’approvazione, “sia la priorità di tutti coloro che credono nei principi base di laicità dello Stato”.
ll #Campidoglio rimuova subito gli aberranti manifesti affissi a Roma in cui si sostiene che ‘l’ #aborto è la prima causa di #femminicidio nel mondo’. Un’accusa ignobile alle #donne che con sofferenza devono affrontare un’interruzione di gravidanza. #LeU
— Loredana De Petris (@PetrisDe) May 15, 2018
Sul fronte Pd interviene Debora Serrracchiani: “Dopo 40 anni di legge 194 con questi manifesti a Roma le donne diventano vittime due volte: accusate d’assassinio e oggetti di reato. L’aborto legale è stato una sofferta conquista delle donne per la libertà di scelta contro i cucchiai d’oro, c’è ancora chi lo spaccia per delitto”. E la consigliera capitolina dem Valeria Baglio chiede alla sindaca Raggi di “far sentire la sua voce e chiedere la rimozione immediata“.
La prima causa di femminicidio sono gli uomini. Care donne, andiamo alla radice, smettiamo proprio di fare sesso, vedrete come tanti maschi bigotti cambieranno idea rapidamente #Roma #aborto #legge194 #metoo pic.twitter.com/eY6fyaqGoR
— Francesca Niccheri (@FranciNiccheri) May 15, 2018
Vogliono rimuovere il cartello di @CitizenGOit contro l’aborto per silenziare il dissenso? E noi ne parliamo ECCOME se ne PARLIAMO!! @Saverio1234S @Uniperlavita @ProVita_Tweet https://t.co/FsSPrIGkPg
— PrimulaRossa13 (@PrimulaRossaLM) May 15, 2018
Se le vostre teste fossero pensanti, scrivereste che il Femminicidio è la prima causa di aborto nel mondo.#StopFemminicidio#Aborto#StopCitizenGO
— Tucca Plozio (@tuccaplozio) May 15, 2018
Grazie per aver divulgato la verità sull aborto illegale. In Brasile muoiono centinaia di donne ogni giorno perché l aborto legale non è consentito. L Italia ha la legge 194 che protegge le donne da morte certa. Grazie #citizenGo finalmente siete dalla parte della legalità.
— pat (@superpat101) May 15, 2018
ma io posso pure rispettare chi è contro l’aborto, anche se c’è una legge di stato, pazienza, se ne facciano una ragione. io non capisco proprio il legame aborto-femminicidio, non sta da nessuna parte
— Troppo Onta (@TroppoOnta) May 15, 2018
Con i casi di femminicidio che ci sono nel nostro paese, paragonare l’aborto al femminicidio è una mancanza di rispetto a TUTTE le vittime di femminicidio e di violenza domestica, uccise o picchiate da uomini. È questo che non va giù. Ci possono essere altri mille modi per –
— Asteres Planetai ⚓️ (@Juls_angel1D) May 15, 2018