In un audio pubblicato da alcuni giornali le raccomandazioni di Luciano Mossa, ex candidato al Senato e ora candidato al consiglio regionale: "Ai cittadini qui interessa più come vengono spesi i soldi, altrimenti non avrebbero votato per venti anni gli stessi". Ferrero, fuoriuscito il 5 marzo: "Nel movimento sono entrate persone impresentabili. E poi sembra la Dc"
Puntare sull’autonomia e non sull’onestà. È l’input arrivato da Roma agli attivisti valdostani del Movimento 5 Stelle per voce del capolista Luciano Mossa in vista delle prossime elezioni regionali. Un input che, oltre ad aver fatto andare al macero molti manifesti e volantini, ha provocato dissapori. “Dobbiamo puntare tantissimo sull’autonomia e non sull’onestà perché ai cittadini valdostani dell’onestà non interessa poi tanto, perché altrimenti non avrebbero votato per venti anni gli stessi. Gli interessa più come vengono spesi i soldi dell’autonomia – diceva Mossa nell’audio diffuso da alcuni giornali online – È tutto stabilito dallo staff”. Ilfattoquotidiano.it ha cercato di contattare Mossa senza fortuna. All’edizione torinese di Repubblica ribadiva che quello “non è un ordine sulle scelte politiche”, ma un consiglio “sulla strategia di marketing che abbiamo condiviso” perché ai valdostani interessa “più l’autonomia che l’onestà e il voto degli ultimi vent’anni lo conferma”. Il riferimento è al sistema politico che ha mantenuto al potere l’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, detto l’Empereur, poi travolto dai guai giudiziari: nei giorni scorsi gli è stata notificato l’avviso di chiusura indagini per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Nella Vallée il movimento sta attraversando un momento di cambiamento e anche di crisi. I due consiglieri regionali uscenti, Roberto Cognetta e Stefano Ferrero, hanno lasciato la formazione politica all’indomani delle Politiche del 4 marzo. “Ho abbandonato sull’onda del commissariamento. Il consigliere regionale del Piemonte Davide Bono è stato incaricato di occuparsi delle politiche e delle regionali in Valle d’Aosta – spiega Ferrero, uno dei fondatori del movimento in Val d’Aosta che ora aderisce alla lista Mouv’ -. Mi era sembrata un’intrusione che non si era mai verificata e avevo manifestato le mie perplessità. Ma poi ho visto che sono entrate nel movimento persone per me impresentabili e mi sono rifiutato di fare campagna elettorale con loro”.
Ferrero è stato in pausa per un lungo periodo per curarsi da un tumore fuori dalla Valle. Al ritorno ha quindi trovato una situazione diversa: “Mi sembrava di essere arrivato alla Democrazia cristiana in preda alle correnti”, dice. Così ha deciso di andarsene: “Mi hanno accusato di essermene andato per i soldi, di volere il vitalizio, ma io e Cognetta abbiamo fatto passare la legge sulla rinuncia volontaria e l’ho confermata”, continua Ferrero. L’hanno anche accusato di magheggi nelle restituzioni: “Per via delle cure avevo ottenuto una dilazione, a gennaio sono tornato e ho versato quello che dovevo versare – racconta -. Ho la coscienza pulita, sono loro che hanno tradito il movimento”. A Cognetta, invece, viene rinfacciata una condanna molto vecchia per una mancato versamento di contributi: “Tutti la conoscevano dal 2013, ma l’hanno rispolverata negli ultimi tempi – spiega lui -. Giustificano così la mia partenza, ma ho lasciato il M5s perché siamo stati scalati da persone che non rappresentano i Cinque stelle”. I nomi e i cognomi non li fa, ma la circostanza è confermata da Ferrero, secondo il quale c’è stato un “arrembaggio” di persone che “avevano fiutato l’onda”: “Avevo richiesto al rappresentante che doveva controllare la campagna elettorale di iniziare una selezione della classe dirigente e dei nostri candidati, che è la nostra debolezza”.
Per quanto riguarda l’onestà, poi, dalle loro parole traspare una certa amarezza: “Noi facevamo dei dossier tematici che mandavamo alla procura – dice Ferrero -. Da tre o quattro anni non se ne facevano più”. “Nei cinque anni di consiglio regionale abbiamo fatto denunce a tutto spiano – prosegue Cognetta -. Parte da noi l’inchiesta sull’aeroporto o quella sui consiglieri regionali per i finanziamenti al Casinò della Valle d’Aosta”. Si tratta dell’inchiesta della procura regionale della Corte dei conti che ha al sequestro per il danno all’erario da 140 milioni di euro. “Noi siamo una regione autonoma e nessuno vorrebbe che fosse toccata – conclude Cognetta -, ma da lì a dire che arrivi prima dell’onestà ne passa”.