“La ‘ndrangheta non ha dovuto minacciare gli imprenditori dell’Emilia Romagna per inserirsi nel mercato. Ha solo risposto ad una domanda di falsa fatturazione che già c’era, dimostrandosi la più capace e affidabile”. Lo dice il pm del processo Aemilia Marco Mescolini nel primo giorno della requisitoria finale. Sei ore per richiamare i passaggi storici dell’inchiesta che ha portato alla sbarra la cosca Grande Aracri nel più grande processo per mafia del nord Italia. Mescolini ha pure definito “indecoroso” l’intervento in aula di alcuni testimoni (ha citato il consigliere comunale Salvatore Scarpino, Pd all’epoca dei fatti) che hanno accusato il processo Aemilia di criminalizzare tutti i cutresi.