A 90 anni dalla sua prima ristrutturazione, l’Arena Borghesi rischia di festeggiare il suo anniversario con una brutale colata di cemento, inglobato (in parte) dal supermercato limitrofo. Ma andiamo con ordine.
L’Arena Borghesi – attualmente cinema all’aperto estivo – era in origine un teatro storico inserito in un viale monumentale; il primo insediamento risale al 1895, mentre la sua prima ristrutturazione al 1928. La stampa dell’epoca documenta la presenza di una “verde cornice di alti alberi che le fanno corona”. Ancora oggi un quinto dello spazio è occupato da imponenti alberi, uno spazio di oltre 300 mq che dovrebbe essere sacrificato all’espansione del supermercato limitrofo. Nel 1981, a ridosso dell’Arena veniva infatti costruito il supermercato Conad, che nel piano regolatore fu successivamente definito “incongruo e fuori contesto” dallo stesso comune (Prg del 1996).
Eppure nella stesura del Rue 2015, il Comune – dimentico di questa negativa valutazione – firma un accordo con la Conad e l’Asl (proprietaria dell’Arena Borghesi), permettendo di allargare questa incongruità. L’accordo è questo: chiunque acquisterà l’area dovrà comunque cederne l’uso al Comune, mentre potrà tenersi e intervenire su una porzione di terreno di circa 300 mq (appunto quella alberata). Come sempre, una svendita del suolo pubblico, delle sue bellezze architettoniche e ambientali.
Parte una petizione nella città manfrediana. Le associazioni Italia nostra e Legambiente Lamone creano dossier, coinvolgono la cittadinanza, fanno manifestazioni. Tutto inutile: nel 2017 l’Arena Borghesi viene messa all’asta e il Conad si aggiudica la proprietà.
L’allargamento del supermercato, ormai imminente, comporterà la distruzione dello spazio alberato e l’impossibilità di ricostruire le due piccole ali di palchetti ai lati del proscenio (demoliti nel 1971). “Un vero atto di negazione urbanistica”, sottolineano gli ambientalisti Massimo Sangiorgi e Gianmarco Carcioffi, “pasionari” della battaglia per salvare l’Arena. Le associazioni ambientaliste però non si arrendono e nell’ottobre 2017 inoltrano alla Soprintendenza belle arti e paesaggio di Ravenna la richiesta di avvio del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale dell’area.
Una nota (dolente) al margine: se nel retro il supermercato sta per espandersi, davanti di fatto si è già esteso: i marciapiedi (suolo pubblico) sono sempre invasi dalle auto dei clienti. Pedoni, disabili e carrozzine fanno fatica a passare. Come davanti quasi tutti i supermercati d’Italia, nessuno interviene; raramente i vigili passano e ancor più raramente fanno multe, quasi per un tacito accordo tra Comune e supermercati.
D’altra parte, a poche centinaia di metri dall’Arena Borghesi, sempre a Faenza, un altro parcheggio è stato allargato pochi anni fa, cementificando e abbattendo vari alberi. Due nuovi grandi centri commerciali stanno infine per essere inaugurati a Faenza (cittadina di appena 60mila abitanti e già satura di simili strutture), uno di questi (Lidl) nel bel mezzo di un quartiere residenziale, con stradine strette e (finora) poco trafficate, che verranno stravolte dal traffico intenso attratto dal centro commerciale.
Esempi su esempi di prepotenza del privato e apatia del Comune, che svende il suolo pubblico, permette che sia consumato, occupato e cementificato. A Faenza come altrove. Di fronte a tante lotte, a tante ingiustizie, a tanto squallore, viene da ricordare la frase di Peppino Impastato, ammazzato dalla mafia 40 anni fa: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale e presto ci si dimentica
di come erano quei luoghi prima ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
L’Arena Borghesi e i suoi alberi sono una delle tante bellezze italiane a cui non dobbiamo rinunciare.