“Calenda? Non ha capito che noi, anche se mangiamo polpi e cozze, abbiamo studiato. E sappiamo leggere e scrivere”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Ecg Regione (Radio Cusano Campus) dal deputato Pd, Francesco Boccia, che così ribadisce la propria risposta al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, con cui lo scorso 12 maggio ha avuto uno scontro pepato su Twitter. Calenda aveva menzionato “le cozze pelose” in polemica con Boccia, aderente all’area dem di Michele Emiliano. Boccia puntualizza: “Quella di Calenda è stata una caduta di stile. Non è la prima, non sarà l’ultima. Ogni volta che chiedo a Calenda il perché della sua scelta sulla vicenda Ilva mi risponde che lui ha fatto una gara, come se noi fossimo tutti dei creduloni. Una cosa sono le gare, un’altra le scelte politiche”. E spiega: “Non è un mistero che, da un cambio all’altro di governo e anche del dicastero dello Sviluppo Economico, il nostro esecutivo abbia indirizzato Cassa Depositi e Prestiti dalla cordata guidata da Jindal, un’azienda che non ha stabilimenti in Europa e che portava con sé imprenditori importanti, al sostegno di Mittal e di Marcegaglia, altra cordata. Mittal è la prima azienda al mondo, ma è piena di stabilimenti in Europa e fa del carbone il proprio Dio. Visto che parliamo dell’Ilva, la più grande acciaieria in Europa, con un disastro ambientale accertato con dei condannati, abbiamo il dovere di garantire ai tarantini che non accadrà più quanto è successo”. Boccia aggiunge: “Ritenevamo che una valutazione maggiore sul progetto di Jindal, su percorsi di decarbonizzazione e anche su imprenditori italiani importanti che erano alle spalle, fosse più opportuno e necessario. Quella stagione fu liquidata con l’efficientismo tipico di chi non mangia polpi e cozze. Abbiamo voluto spiegare a Calenda che la Puglia è un altro Sud, è un Sud che già ce l’ha fatta. Non abbiamo l’anello al naso e non ci facciamo dire qual è la strada migliore”. Il parlamentare dem sottolinea: “Il nodo è uno solo, la vertenza Calenda non l’ha chiusa e non è vero che la colpa è di Emiliano. L’unica colpa di Emiliano è quella di avere un rapporto diretto con il popolo tarantino. Calenda non ha chiuso quella vertenza perché mancavano due elementi basilari: la non conoscenza del piano industriale e infatti non è stato accettato dai sindacati. In più” – prosegue – “c’era incertezza sull’azionariato, cioè una vertenza si chiude quando si sa chi sono gli azionisti. Era stato presentato in pompa magna il progetto con Marcegaglia dentro e oggi Marcegaglia scompare perché l’Antitrust europea dice che in quest’associazione di intesa c’è una concentrazione di mercato che non può essere tollerata. Un errore del genere può essere fatto da ministro per lo Sviluppo Economico? Ho trovato fuori luogo la mancanza di spiegazioni da parte di Calenda”